Una doverosa premessa: “Y” dei The Pop Group è, per chi scrive, uno dei capolavori di genere (e non solo) di tutti i tempi.
Questo approccio partigiano ha reso ovviamente ben più ardua, sotto il profilo razionale, ogni valutazione in merito alla versione Dub realizzata da Dennis “Blackbeard” Bovell (edita dalla Mute) che ci stiamo accingendo a commentare, tanto più che lo stesso Dub, soprattutto quello delle origini, legato al compianto Lee Perry, è altrettanto materia cara allo scrivente.
Sono, quindi, occorsi più ascolti di “Y In Dub” per liberarsi delle matrici precostituite che il “Y” primogenito aveva indelebilmente impresso in me.
“Dub to me is the music of chance. A teenage dream come true – at last – this one’s for the explorers.” dichiara Mark Stewart (dal sito ufficiale della Mute).
Ciò che salta all’occhio, prima che all’orecchio, nel confronto tra “Y” e “Y In Dub” è la differenza di minutaggio: 43 minuti e 50 secondi (circa) per il disco del 1979 e 51 minuti e 16 secondi (circa) per il disco del 2021.
Tale differenza nasce dalla presenza in “Y In Dub” dei due singoli “She Is Beyond Good and Evil” e “3:38”, non presenti sull’LP originario e, successivamente, nel tempo, inclusi entrambi, in momenti differenti, nelle ristampe in CD, nonché dalla durata degli stessi (per “She Is Beyond Good and Evil” 3 minuti e 23 secondi quella del singolo del 1979, e 6 minuti e 12 secondi quella contenuta in “Y in Dub” e per “3:38” 3 minuti e 38 secondi quella del singolo del 1979 e 4 minuti e 43 secondi quella in “Y in Dub”).
Passando all’ascolto, l’apporto di Dennis “Blackbeard” Bovell precipita il disco (per quanto possibile) in un abisso “sordo” ancora più profondo. Gli echi e le risonanze amplificano il lato (o)scuro di “Y” che, da scorticante “terreno”, diviene vertiginosamente sotterraneo.
“Snowgirl” è il primo brano ha subire una metamorfosi più evidente già in partenza con il mancante incipit di piano.
Se è di pregio la “caduta” conferita a “Blood Money”, “We are time” è un tale capolavoro di scrittura che sotto qualsiasi forma venga riproposta, resta di incredibile bellezza.
D’impatto la coltre di radiazioni lancinanti e abrasive calata su “Words Disobey Me”, mentre “Don’t Sell Your Dreams” da messianica diviene oniricamente psichedelica.
“She Is Beyond Good and Evil”, il singolo per eccellenza di cui non ti faresti mai bastare l’ascolto, è qui strappato nel suo mesentere, allungato, contorto e rimescolato, mostrando l’infinito potenziale di un brano che sarebbe potuto durare, anche non in versione Dub, senza né sfigurare né stancare, il lato intero di un LP. “She Is Beyond Good and Evil” è indubbiamente il brano in cui Bovell si è concesso maggiori licenze.
Piacevolmente straniante, in chiusura, “3:38” che, con “She Is Beyond Good and Evil”, sono, a pari merito, side B e side A di un 45 giri di valore assoluto (non a caso sono stati pubblicati, insieme a “Words Disobey Me”, come singoli).
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autore: Marco Sica