Qualche ora prima della loro data napoletana, abbiamo raggiunto telefonicamente i Baustelle. Ci risponde Francesco Bianconi.
A distanza di due anni circa, possiamo dire, in termini quasi cinematografici, ci sia da parte vostra un “Ritorno al passato 2” questa volta con la ristampa de “La moda del lento”. Alla fin fine anche i Baustelle sono nostalgici, non solo i fan.
In realtà no, non mi sento nostalgico e neanche passatista. Il problema del ritorno al passato è che, con “Sussidiario”, erano passati dieci anni, eravamo diventati proprietari del master e quindi, siccome in tanti ce lo chiedevano, abbiamo celebrato questa specie di compleanno. In questo caso siamo stati nostalgici e passatisti. Per quanto riguarda “La moda del lento” è tutta un’altra storia, il disco era diventato introvabile, noi non eravamo però proprietari del master, non potevamo, quindi, decidere come e quando ristamparlo; dispiaciuti dal fatto che nell’era in cui tutto è disponibile, un disco non fosse reperibile, noi ed il nostro management, ci siamo impegnati a convincere l’etichetta proprietaria a ristampare l’album. Dopo due anni ci siamo riusciti. E’, invece, del tutto casuale che sia capitato allo scadere del decimo anno dall’uscita infatti non ci sarà nessun tour che accompagnerà la ristampa. Ripeto: non siamo né nostalgici e né passatisti, infatti non festeggeremo mai più alcun compleanno.
Leggevo i souvenir da “La moda del lento”, ovvero la considerazione, più o meno intima di Bianconi, brano per brano e son rimasto colpito dalla frase “Contiene due parole che da sempre mi piace sentire nelle canzonette: ‘vedrai” e “cambierà“. Io ci ho visto il velo dell’ironia, sbaglio?
No per davvero, tutte le canzonette che contengono queste due parole mi piacciono molto ad esempio ce n’è una famosissima che contiene sia “vedra” sia “cambierà” ed è “Vedrai vedrai” di Tenco. C’è un’altra canzone, molto famosa, “Povera Patria” di Franco Battiato che contiene la parola cambierà, e anche essa mi piace. Mi piace molto la parola “cambierà” poiché spesso usata in maniera di autoillusione, l’essere umano spesso utilizza questa parola pur sapendo che non cambierà nulla. Mi piace perché contiene una potenziale bugia dentro di se.
E’ interessante la continua evoluzione musicale. Anzi affascinante. Però in Fantasma, ci sono ancora i residui di Alain Delon, Cinecittà e Revolver; citando una tua dichiarazione del 2000 (da “Il mucchio selvaggio”) dicevi “In questi tempi per me Baustelle ha rappresentato ciò che la radio non mi trasmetteva al mattino per svegliarmi, così come non lo faceva la sera tardi per accarezzarmi. Ho cercato di fare quello che non ascoltavo in tanti dischi che ruotano sui network o su MTV. C’è anche una componente di sfida: non tanto – non solo- il desiderio di diventare famoso: per me Baustelle è fondamentalmente quello che non riesco a trovare in questo momento“. Secondo te è ancora così?
Personalmente ci credo ancora.
Gran parte delle cose che sento in radio, in televisione, magari non mi piacciono e, quindi, mi piacerebbe scrivere quella musica che non sento, ma che ho sentito. C’è sempre stato in tutta la storia, chi ha scritto della musica che prima di allora non si era mai sentita, nella speranza di essere, tradotto nei minimi termini, originali ed è questo che, con i Baustelle, cerco di fare. C’è ancora la voglia di scrivere della musica che, in qualche modo, non si sia mai sentita.
Ci son differenze, (oppure quali sono le differenze), tra i problemi giovanili di oggi e quelli narrati e vissuti dai Baustelle?
Un mínimo común denominatore c’è sicuramente. Quelli vissuti da me, son però abbastanza vecchi, appartengono ad un’epoca “passata” in cui ad esempio internet non c’era, mentre oggi è molto presente nella vita dei giovani. Tutto era molto diverso dal punto di vista delle nuove tecnologie, quindi mi immagino che gli adolescenti continueranno ad essere problematici perché è un’età, proprio biologica e problematica, però con le differenze legate al contesto storico.
Io credo ci sia differenza tra un adolescente di oggi e Francesco Bianconi adolescente.
In un’intervista (pubblicata il 22 gennaio) dicevi che in “Fantasma” cercavi di dare risposte anche a te stesso. Perdonami, quali erano le domande? E le risposte le hai trovate?
Questa è complicata… In verità non lo so, io mi faccio molte più domande che risposte. Io credo che l’importante sia farsi domande, le risposte magari si trovano, ma l’importante è farsi delle domande.
Sono presenti nel film “I corpi estranei”, presentato questo Novembre alla mostra del cinema di Roma, due brani, in versione strumentale, del vostro ultimo album; a parte lavorare alle colonne sonore, un’idea di provare altro, di uscire fuori dal recinto musicale, oltre al romanzo da te già pubblicato, c’è? Ad esempio provare a sceneggiare video-clip o, addirittura, un film?
I video-clip dei Baustelle partono comunque da soggetti, da idee, da mini-sceneggiature nostre.
La passione per il cinema mi fa rispondere “mai dire mai”. Se qualche regista ci chiederà ancora collaborazioni dal punto di vista della colonna sonora, quindi interventi in qualità di musicisti, ben venga. Ci piacciono i film, la musica dei film, ci piace produrla.
Scrivere la sceneggiatura per un film sarebbe bello.
Restando in tema, che rapporti hanno i Baustelle con il cinema italiano contemporaneo?
Il cinema in Italia lo vedo male, agonizzante. Non c’è spazio per tutti. Questo succede un po’ per la musica, ma nel cinema ancor di più: ci son dei problemi legati al finanziamento dei film, alla distribuzione, quindi accade che trovi in programmazione in diecimila sale la nuova commedia di X, che ha molto successo, ma fa successo solo quella. Il piccolo film indipendente non viene distribuito anche se ne avrebbe il diritto. Non sono contrario ai cinepanettoni o ai comici di grido, anzi, però che lascino spazio anche ad un cinema diverso. Chi vuole iniziare a far cinema adesso ha le ali tarpate.
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autore: Antonio Conte