Una formazione il cui nome ci fa immaginare sonorità progressive mentre le radici dei Il Giardino sono tutte nel pop-rock mainstream dei novanta/duemila, vedi le chitarre U2 di Bel Rumore, i synth Bluvertigo di Bambole di Carta, le inflessioni electro di Vaniglia e l’arpeggio alla Police di Cicatrici.
I brani godono di un notevole senso di compiutezza, di attenzione agli arrangiamenti e visione d’insieme, tutti aspetti positivi di cui non si può non prendere atto; è però quella deriva melodica a tutti i costi a conferire quel retrogusto dolciastro di fondo che appiattisce, con la voce che in certi frangenti richiama addirittura nomi del panorama italiano radiofonico di un passato remoto lontanissimi dagli ascolti medi di un qualsivoglia ascoltatore genericamente rock.
Si può certamente dire che il gusto non si discute, ma perché ascoltare Il Giardino rispetto ad un milione di altre band?
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autore: A.Giulio Magliulo