Era da un tempo lontano, quasi tre lustri, che si erano perse le tracce dei No Strange.Esattamente dal 1998 quando, dopo diverse stagioni di silenzio, vide la luce un mini-Cd intitolato “Medusa”. Poi fu di nuovo silenzio. Ora una delle formazioni più oscure e misteriose dell’underground italiano è tornata a far parlare di sé. Salvatore “Ursus” D’Urso e Alberto Ezzu hanno ricostituito la creatura con la quale durante la felice stagione neo-Sixties avevano realizzato alcune pietre miliari della psichedelia tricolore: gli album “No Strange” (1985), “L’Universo” (1987) e “Flora di Romi” (1991), oltre al sette pollici “White Bird/Fiori Risplendenti” (1986). Un nuovo gruppo, questa volta con una line-up completa e allargata, poi l’impegno di riprendere i vecchi brani e di crearne di nuovi, infine una breve striscia di concerti assai apprezzati dal pubblico. E adesso finalmente è giunto il momento di ascoltare il nuovissimo “Cristalli sognanti”, pubblicato in Cd da Area Pirata e in vinile in edizione limitata da Psych Out. Un lavoro che si ricongiunge idealmente con le precedenti prove della leggendaria formazione torinese. Un disco che riparte laddove i No Strange avevano interrotto il loro affascinante percorso artistico e che apre nuove porte per inoltrarsi in caleidoscopici territori sonori. Psichedelia, si dirà. Musica per esplorare le infinite possibilità della nostra mente immaginifica. Musica per viaggiare. Il sound dei No Strange assume, come sempre, dei contorni personali in cui i vari riferimenti musicali a scene e situazioni del passato – la psichedelia italiana dei primi anni Settanta, i “corrieri cosmici” tedeschi, l’attrazione per l’Oriente – si fondono per creare una miscela dal fascino assolutamente peculiare. Più che un disco comunemente inteso, “Cristalli sognanti” è un viaggio in cui lasciarsi trasportare: dalla dolcezza rarefatta di “Aria” alla (quasi) strumentale “Sulle onde”. In mezzo ci si trova di fronte a esplosioni cromatiche (“Riscopro i colori”), progressioni lisergiche (“Il sudore dei pianeti”), ipnotici mantra musicali (“Respirare il mare”), episodi strumentali misticheggianti (la splendida “Orion Smile”, la più inquieta “Quando scendemmo dalle piante”), momenti di pura poesia e meditazione (la title-track, “Il colore sognava”) alternati a sprazzi di abbagliante energia solare (“Echidna”).E allora non resta che attenersi fedelmente alle “istruzioni per l’uso”: spegnere la luce, chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare in una dimensione altra dai “Cristalli Sognanti” dei No Strange.
Autore: Roberto Calabrò