La sala in cui si tiene il concerto è davvero strana, stretta e lunga. La stranezza è data dal fatto che è che prima qui proiettavano film, cioè è un ex-cinema, e l’effetto straniante è forte perché non solo le poltroncine viola sono rimaste al loro posto, ma anche lo schermo è ancora lì, in attesa che un qualche film gli dia di nuovo vita. È che qui, oltre a tenere concerti per pochi eletti, continueranno a proiettare film e video, assicurano gli organizzatori.
Ma stasera, nonostante la cosa mia dia un po’ di senso di claustrofobia, sedersi in prima fila è d’obbligo. Signore e signori a Napoli è di scena la leggenda: Ian MacKaye e Amy Farina. E se non sapete chi è Ian è meglio che vi fermiate pure qui allora… anzi no, andate pure avanti ché è capace che impariate qualcosa di buono.
Ian MacKaye è voce e chitarrista dei mitici Fugazi, una band che ha fatto la storia di una certa musica indipendente americana, ma Ian è anche co-fondatore dell’etichetta discografica Dischord che da poco meno di trent’anni sforna (bellissimi) dischi che vende a prezzo bassissimo in totale autonomia.
Ian MacKaye è uno straight edge convinto: non beve, non fuma, non si droga, è vegano e fa sesso solo per amore…insomma è quasi peggio di un cattolico praticante, semmai esista un cattolico praticante!
Gira voce che Ian, oltre a voler suonare sul presto (alle 21! orario davvero improponibile per il pubblico napoletano!) abbia preteso di suonare in un posto dove non fossero serviti alcolici, dove il pubblico fosse sobrio e consapevole cioè, e questo faceva presagire un tipo un po’ rompipalle che male si sarebbe adattato a questa caotica città…
Ma così non è stato, anzi: Ian si è rivelata una persona tranquillissima e disponibile, aperta al dialogo con il pubblico, e non malignate dicendo che se non avesse chiacchierato così tanto il concerto sarebbe durato una mezz’ora scarsa.
Chi se lo sarebbe mai aspettato di suonare in un ex-cinema (addirittura ex-chiesa NATO, una ventina d’anni fa) situato in un semi-scantinato con Napoli di fuori, esordisce lo stesso Ian a proposito della strana venue dove ha la ventura di suonare.
Il progetto presentato a Napoli si chiama The Evens (letteralmente: I Regolari), in cui oltre a Ian milita appunto Amy Farina sua compagna di vita e sorella del ben più famoso karateka Geoff: due voci, una batteria, una chitarra baritono (corde più robuste, e meno male!) e un mixer è tutto ciò che serve stasera.
Immaginate un po’ i Fugazi rallentati e con qualche melodia vocale in più e non sarete poi tanto lontani dalla musica contenuta nel disco (omonimo) d’esordio: una musica che dal vivo diventa ancora più profonda, nervosa, tesa.
Sì perché uno come Ian il punk-rock ce l’ha nel sangue, le urla gli escono dal profondo dell’anima e non puoi non riconoscere certi toni fugaziani nel suo cantato “regolare”, il suono della chitarra sarà pure pulito, ma la forza con cui Ian suona ti prende dentro e anzi tu che sei seduto a dieci centimetri ti ritieni assai fortunato che i volumi siano bene o male “contenuti”; mentre il drummming di Amy sembra svogliato e impreciso, ma questo è il modo giusto di suonare questa musica: secco, definito, punk appunto.
Perché, insegna Ian, punk-rock non è un modo di vestirsi, punk-rock non significa suonare veloce, punk-rock non è nemmeno una cresta in testa: punk-rock è liberazione. La musica era qui prima del linguaggio, la musica è una cosa seria, continua Ian, e poi dice che la cosa più bella di un concerto è quando il pubblico canta insieme alla band, quando si canta tutti insieme, è un senso di comunione che esprime un’energia incredibile: ecco perché stasera Ian vuole cantare con noi, e non certo ‘O sole mio come un tipico napoletano propone dalla platea.
Ian inizia a darci lezioni di canto, non dovete essere imbarazzati dice, quelli più pazzi siamo noi, sul palco e con le luci puntate addosso, imbarazziamoci tutti insieme allora… Ian ci insegna le strofe e di lì a poco tutti a cantare (the police will not be excused/the police will not behave) ed è bellissimo.
Questo è un concerto politico non solo nella forma, ma anche nel contenuto: Ian non manca di accennare agli imbecilli massimi Bush e Berlusconi (arseholes in the castles, li definisce: stupidi incapaci di vivere tra la gente comune) che fanno fin troppo bene il loro lavoro ma che ben presto se ne torneranno a casa, perché la gente ha il potere e ce la farà, rimetterà tutto apposto, ci vorrà del tempo ma è sempre stato così, ci assicura Ian.
Ian ha detto che a stare qui a Napoli, a suonare davanti a noi, loro non sono stati fortunati (lucky) ma benedetti (blessed), ma la verità è che stasera siamo stati noi a essere blessed not lucky.
Adesso ti aspettiamo con i Fugazi, Ian; torna ti prego, ché nel 1988 si era ancora troppo bambini per entrare al Tien-A-Ment.
Autore: Lucio Carbonelli foto _ Daniele Lama
www.dischord.com/bands/evens.shtml