Si chiama semplicemente Cinque Canzoni Nuove l’EP di Le Mal D’Archive, al secolo Felice Acierno (voce, chitarra) e Pasquale Napolitano (basso, programmazione), che dopo Raccolta del 2016, si arricchiscono della presenza di Emiliano Esposito alla programmazione e synth per dar vita a una stimolante miscela di sonorità molto acustiche e melodiche con il lavoro di elettronica che fa da contrappunto sperimentale.
Solo cinque pezzi, quasi una sorta di prova generale di un album che è per ora di là da venire ma che per chi ascolta l’EP è senza dubbio nell’aria, anzi, quasi “doveroso”, visti gli ottimi spunti.
Le Mal d’Archive sanno scrivere testi, finalmente testi in lingua italiana non banali, che potrebbero delineare una sorta di concept album scritto intorno all’energia dell’amore che è stato (La mélodie du fer), che non è più (Le cose che Succedono) , che si vorrebbe realizzato (Preghiere per l’Estate), e per quello che non c’è mai stato (Song of Norway). Ma la parola amore non c’è mai, e non ci sono sentimenti spiattellati banalmente nel testo ma racconti, suggestioni, evocazioni di epoche passate e gloriose (La Mélodie du Fer), che nell’insieme esplorano non tanto l’oggetto dell’amore (la donna o l’uomo amato) ma l’effetto energico che questo produce in chi ama.
E in questo raccontare l’elettronica, mai arrogante, fa da sfondo, accompagnamento, quasi prende per mano i testi e la struttura acustica e li conduce in atmosfere a volte suggestive, a volte inquietanti.
Emblema perfetto di tutto questo è l’intro di Preghiere per l’Estate, che ricorda da vicino gli intro di certi pezzi recenti degli M83, ad esempio, per poi voltare verso un melodico più pop, ma non meno raffinato e ricercato. Chitarra acustica e basi elettroniche si sostengono l’un l’altra in questo pezzo, fino al ritornello che altro non è che un desiderio di immergersi in quelle atmosfere oniriche che la linea musicale ha creato nella elaborata introduzione.
Onirico, anche se inizialmente costruito su un andamento musicale più tradizionale, è anche Dondraper, ispirato all’omonimo personaggio di Mad Men, e qui il pezzo svolta invece decisamente verso un’elettronica trip hop che alla fine diventa protagonista.
Song of Norway ha invece un intro etnico basato su cori e archi che cercano di creare una struttura epica, e prosegue con un incedere a ritmo di ballata rock, su cui si disegnano i consueti interventi di synth. Splendida è anche la cantata della alienazione moderna in Le Cose che Succedono, il cui intro è invece perfettamente acustico, stile De André, anche se subito accompagnato da loop e effetti che rincorrono il cantato particolarmente ispirato di Acierno.
Quello dei Le Mal d’Archive (citazione colta dal filosofo Jacques Derrida) è alla fine un cantautorato che si arricchisce di synth, loop, delay, non tanto e non solo per rendere omaggio ai tempi moderni ma perché questo è lo spirito del disco, quello di raccontare piccole e quotidiane frustrazioni e/o compulsioni (Le Cose Succedono), momenti di abbandono lirico e di fuga voluta dal mondo (Preghiere per l’Estate) o veleggiamenti verso tempi andati che la memoria distorce e immagina eroici (La mélodie du Fer).
Il potere immaginifico e evocativo di testi e suoni lascia davvero l’ascoltatore col desiderio di godersi un album intero, dove la creatività dei tre ragazzi possa avere spazio libero per scorrere in continui rimandi e richiami che già nell’EP sono spesso ispirati da suggestioni letterarie oltre che musicali. Nell’attesa, Cinque Canzoni Nuove resta già una più che piacevole e profonda sorpresa.
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autore: Francesco Postiglione