Generazioni di black music a confronto.
Sono passati quasi dieci anni dalla scomparsa di Nina Simone eppure il suo lascito musicale e di attivismo politico, mantiene una valenza importante.
A cimentarsi con un tale mostro sacro è Meshell Ndegeocello, apprezzata multi strumentista e songwriter statunitense che, per certi versi, porta avanti istanze simili a quelle dell’illustre collega.
Una riverenza che non si trasforma in piaggeria.
Le riletture della Simone effettuate dall’artista a stelle e strisce, sono aggiornate attraverso la sua sensibilità ed alcune azzeccate collaborazioni.
Il repertorio preso in esame, in parte è autografo ed in altri casi prevede classici della tradizione USA che ella aveva interpretato e brani scritti per la Simone da altri.
Rispetto al recente passato della Ndegeocello, qui ci si muove tra atmosfere ancora intimistiche ma non mancano episodi più “groovy” (a mio parere, quando vuole, Meshell è una dei bassisti più interessanti in circolazione).
Sul versante “movimentato”, meritano una citazione il simil reggae di “Suzanne” e la super funk “House of the Rising Sun” (featuring Toshi Reagon alla voce).
Il tono medio dell’album, però, si assesta su sonorità soft, tipo il vellutato soul di “Please Don’t Let Me Be Misunderstood” o il trip-hop suonato di “Black is the Color of My True Loves Hair” che vede la collaborazione di Valerie June, fino al bluegrass di “Don’t Take All Night”, realizzato in compagnia di Sinead O’Connor.
Pregevoli pure le ballate “Nobody’s Fault But Mine” con Lizz Wright e “To Be Young, Gifted and Black” concepita insieme all’astro nascente Cody ChesnuTT.
Non male davvero “Be My Husband” grazie, soprattutto, al particolare timbro vocale di Valerie June.
Magari un leggero sfoltimento della scaletta avrebbe sintetizzato al meglio l’intero programma, ma stiamo parlando di questioni di lana caprina.
Ad ogni buon conto, questa raccolta di cover, non offre particolari voli pindarici, tuttavia, rimane un bel e sentito omaggio ad una delle artiste maggiormente significative della musica statunitense e non.
Ed è il caso di dire: “Say It Loud, I’m Black And Proud!”.
Autore: Luca M. Assante
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