“Le derive della Rai” è un disco ambizioso che raggiunge il suo obiettivo. Andrea Fardella, cantautore piemontese, con questo esordio dimostra subito di avere ottime doti cantautorali. I testi rabbiosi, ma implodenti hanno una matrice esistenzialista da cui l’artista tira fuori sentimenti come amore e sofferenze dettati dalla morte, dal dolore, dal perdersi e dalla decadenza, il rapporto con il sacro e la necessità della salvezza, momenti istintivi e l’accoglienza.
Lo stile musicale è quello di una new wave profondamente legata a quella italiana degli anni ’80 (“Sposa”), sullo sfondo, infatti, si intravedono i Diaframma di “Siberia”, ma anche quello che deriva dal cantautorato rock, Ivan Graziani su tutti (“Jet lag”). Fardella, inoltre, ha una capacità di gestire la voce in modo versatile, passando senza problemi dal falsetto a momenti più caldi, passando per il folk (“Anima senza rumore”) e un funk rabbioso e teso (“Cin cin”). Spesso sospeso tra l’indie rock (“Sorriso d’inverno”) e momenti pop (“Crisi”) Fardella è riuscito a realizzare un lavoro completo.
autore: Vittorio Lannutti