Non lasciatevi intimidire dal nome in stile giapponese: Yakamoto Kotzuga, al secolo Giacomo Mazzucato, è in realtà italianissimo, precisamente di Venezia. Quello che intimidisce, o meglio stupisce, davvero più che altro è la sua giovanissima età (ha appena vent’anni) che unita al suo incredibile talento di musicista e produttore è davvero notevole.
Nel mare magnum della musica emergente italiana si vede un po’ di tutto e forse a volte anche troppo ma i veri prodigi sono pochi e di certo, Giacomo/Yakamoto è uno di questi. “Usually Nowhere” è il suo disco di debutto, uscito con La Tempesta Dischi, nato in un piccolo studio con chitarra e computer, qualcosa di molto semplice in apparenza eppure totalmente toccante. Il disco è una specie di porta sull’universo oscuro e triste che può essere a volte l’esistenza umana, fatta di solitudine, di delusioni, di “nessun posto” in cui andare quando si ha paura, tanto per citare parzialmente il titolo. L’atmosfera oscura si intuisce dal primo brano “The Duel”, che ci cala subito in una situazione angosciante, come di malessere, con la sua melodia che a tratti sembra un respiro strozzato; si continua con la delicata “Fuel” ed ancora con “Such a fragile flower”, che a un ritmo incalzante coniuga una voce di sottofondo che inquieta parecchio.
Sotto un profilo strettamente tecnico, colpisce la sperimentazione che coinvolge l’uso dei rumori ambientali, che fa quasi pensare alla colonna sonora di un film, che perfettamente si abbinano ai suoni cupi del disco, sempre perfettamente calibrati.
Decisamente un ottimo lavoro, con nulla da eccepire. Certo, “Usually Nowhere” non è fatto per essere udito da tutte le orecchie, non solo per il mood dark generale dell’album ma anche per la complessità della musica, che richiede comunque un certo impegno da parte dell’ascoltatore.
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autrice: Veronica S. Valli