In una città dell’estremo sud della Sicilia, viveva una famiglia troppo orgogliosa per essere povera. L’anno che il padre morì salparono in fretta verso i lidi americani. Ora una madre e un figlio stanno in piedi e in fila. È una giornata fredda a Ellis Isle e loro guardano la Statua della Libertà. Sognano una vita americana.
Ong è un rifugiato del Laos, lavora nel commercio di materiale audio. Le esalazioni della fusione gli riempiono i polmoni. Guadagna lo stipendio minimo. Passa il suo tempo libero a San Pablo Avenue. Una volta a settimana va con una prostituta. Scrive a casa parlando di benessere. Sogna una vita americana.
Bob è un veterano disoccupato nato e cresciuto nel Bronx. Vive per le vie di Los Angeles Est in una scatola di cartone. Suona una piccola chitarra, ha un cagnolino e raccoglie lattine d’alluminio. Si tiene ben saldo alla sua dignità. È nato in una vita americana.
Tre storie, tre vite diverse, tre differenti sguardi rivolti verso il grande sogno americano. Il sogno capovolto che si può trasformare in incubo. Correva l’anno 1991 quando Les Claypool coi Primus pubblicava “Sailing The Seas Of Cheese”, album che conteneva l’amara e ironica “American Life”. Un brano che ancora oggi risuona attuale e che Claypool ripropone spessissimo nei suo show.
Ma adesso gli Stati Uniti sono diversi da allora? Com’è cambiata l’America dopo l’elezione di Barack Obama?
Più che altro è cambiata la percezione che si ha degli Stati Uniti. È come se ci fossimo elevati, visto che finalmente abbiamo eletto un presidente molto stimato nel resto del mondo. Adesso sembriamo un paese quasi buono (risata). Ma un vero cambiamento non c’è ancora stato. Metà dell’America è composta da conservatori. La voglia di cambiare c’era già prima della rielezione di Bush, ma i poteri forti hanno influito non poco in questi anni. Sono loro che comandano. Obama dovrà lavorare parecchio per mettere in atto un’inversione di tendenza. C’è l’opportunità di un cambiamento, ma ci vorrà molto tempo prima che qualcosa possa veramente accadere. È un percorso lungo e complicato perché gran parte del paese è ancora molto conservatrice.
In “Too Many Puppies” raccontavi dei giovani americani mandati in terre straniere a morire, per permettere ai generali di comprare pellicce luccicanti per le loro amanti. Per consentirvi di mantenere i vostri giacimenti di petrolio. Finirà mai tutto questo?
Penso che la guerra non finirà mai. Dovunque ci sono i soldi, dovunque c’è la possibilità di fare soldi e di sfruttare le risorse naturali, non solo il petrolio, ci sarà sempre qualcuno che imporrà la propria presenza. Prendiamo l’Afganistan, se andiamo indietro nel tempo vediamo che prima c’era la Russia in guerra. È sempre stato così, quando c’è la possibilità di consolidare il potere attraverso risorse strategiche, si usano tutti i mezzi necessari. Fino a quando ci sarà la possibilità di realizzare profitti, credo che ci sarà sempre qualcuno che cercherà di farlo.
Parlando di musica, sei stato il leader dei Primus, una delle band più cool degli anni ‘90, poi hai dato vita a svariati progetti paralleli del tutto diversi tra loro: Oysterhead, Frog Brigade, C2B3. Adesso, hai pubblicato un disco come “Of Fungi And Foe” che è un ennesimo tassello nella tua opera musicale.
Alla base ci sono due colonne sonore, quella per il videogame “Mushroom Men” e quella del film “Pig Hunt”. Dopo aver registrato dei brani per questi progetti ho deciso di aggiungere del nuovo materiale con alcuni musicisti che collaboravano con me da tempo come Mike Dillon al vibrafono e marimba e Paulo Baldi alla batteria. Poi è arrivato Sam Bass al violoncello. Ho evitato di mettere la chitarra per dare un suono più primitivo e percussivo. Anche on stage siamo in quattro con questa formazione inusuale.
Ai tempi di “Antipop” affermasti che le radio trasmettevano musica troppo zuccherosa, che ti annoiava. Cosa ascolti adesso?
Ultimamente mi sta capitando una cosa molto divertente, perché mio figlio di tredici anni si sta avvicinando alla musica, al rock, attraverso i cd che ho in casa. Proprio l’altro giorno abbiamo visto insieme il film “The Wall” dei Pink Floyd. È curioso, mi chiede, va a scovare i miei vecchi dischi e io li ri-scopro insieme a lui. Così stiamo ascoltando i Motorhead, i Rush, i Parliament, gli stessi Pink Floyd. Poi, certamente adoro Tom Waits, siamo amici, abbiamo lavorato assieme. Lui si che è un grande artista.
Ti piacciono ancora i Morphine?
La band giusto? (una lunga risata, ironica e allusiva)
I Morphine sono stati la mia band preferita una quindicina di anni fa, li ascolto sempre con piacere. Mi ha rattristato parecchio la scomparsa di Mark. Una grande perdita. Prima di tutto per la nostra amicizia e poi perché era musicista straordinario, con un suono profondo e molto passionale, un vero genio. Le sue composizioni mi facevano impazzire. Era uno di quelli che sapeva emozionarmi.
Che mi dici di Gabby La La, una tua scoperta?
Gabby La La è una polistrumentista di talento. Ha una voce particolare, suona il sitar, l’ukelele, il theremin e il piano giocattolo. Ho pubblicato per la mia etichetta, la Prawn Song, il suo debutto “Be Careful What You Wish For”. Abbiamo fatto vari show insieme con la Fancy Band, compreso Bonnaroo. Inoltre, ha collaborato ad alcuni miei dischi: “Of Whales And Woe”, “The Big Eyeball in the Sky” e “Purple Onion” dei Frog Brigate.
Sei anche uno scrittore. Hai pubblicato per Akashic Books il tuo primo racconto, South of the Pumphouse
Non è un vero e proprio racconto, più che altro ho lavorato a una collezione di piccole storie. A me è sempre piaciuto scrivere, anche nei testi delle canzoni spesso creo delle storie. Lo faccio da sempre. Sorprendentemente il libro è stato tradotto in altre lingue, di recentemente anche in italiano. L’ho dedicato a mia moglie e ai marmocchi, mi fanno sorridere!
Ultimamente ti sei dedicato anche al cinema, sei un attore, un regista, hai diretto anche qualche videoclip. La tua creatività ormai è fuori controllo?
Non sono un vero attore. Ho avuto un piccolo ruolo nel film “Pig Hunt”. Diciamo che mi diverto a far parte di un film o di un videoclip. È una cosa che faccio da un po’ di anni. Tra l’altro è pure faticosa (risatina). Mi piace dirigere, interpretare un ruolo, scrivere storie, avere a che fare con la gente. Tutto il processo creativo. Adoro le pellicole di Stanley Kubrick e quelle di Frank Capra.
Quando tornerai a lavorare con Larry Lalonde e Tim “Herb” Alexander a un nuovo album dei Primus?
Ne stiamo parlando ultimamente, ci sentiamo spesso soprattutto io e Larry. Non c’è ancora nulla di definito, ma presto qualcosa accadrà. Penso a tante cose, mi capita anche di sentire Stewart Copeland, mio grande amico, magari oltre ai Primus potrebbero tornare anche gli Oysterhead.
Credi sia ancora possibile inventare qualcosa nella musica?
Si, certamente, c’è sempre qualcuno che tira fuori qualcosa di nuovo. I Primus esistono, anche, per questo!
Grazie Les, speriamo che non passeranno altri dieci anni prima di rivederti dalle nostre parti, allora.
Grazie a te, Roberto (si perché per lui sono Roberto) ti auguro una buona giornata!
Intanto, giungono conferme su un nuovo tour dei Primus, al via il prossimo 27 luglio dalla Sound Academy di Toronto. Una quindicina di date che si concluderanno il 15 agosto al County Bowl di Santa Barbara. Special guest, in gran parte degli show, saranno i Gogol Bordello di Eugene Hutze (che è apparso come ospite alla voce e alla chitarra nel brano “Bite Out Of Life” nell’ultimo “Of Fungi And Foe”). A settembre, poi, i Primus sono attesi all’Arizona Fall Franzy festival di Tampe, con Stone Temple Pilots, Devo, Cult, Weezer e Disturbed. Ma giungono rumors anche su un nuovo album: pare, infatti, che Claypool e Larry Lalonde dopo il tour entreranno in studio con Jay Lane, il primo batterista della band, quando ancora si chiamavano Primate (membro dei Sausage prima e dei Frog Brigade poi) per registrare il nuovo disco. E già si parla di tappe in Europa per il prossimo anno. Claudio Trotta di Barley Arts, il promoter che ha riportato Les in Italia dopo oltre un decennio, racconta di un tour nel Vecchio Continente in programmazione per il 2011. Tre indizi fanno una prova… i Primus sono tornati!
Autore: Umberto Di Micco
www.lesclaypool.com – www.primusville.com