Si narra che furono i passaggi discografici di “Sultans Of Swing” (in versione demo) su un’emittente della BBC, durante lo show “Honky Tonkin” di Charlie Gillett (tra le varie fonti, per tutte, l’Enciclopedia Rock Anni’70 dell’Arcana Editrice – terza edizione del 1995 – pagina 200), che portarono i Dire Straits (all’epoca) di Mark Knopfler, David Knopfler, John Illsley e Pick Withers (quest’ultimo già batterista dei leggendari Spring, gruppo minore del progressive britannico con all’attivo un bellissimo disco di culto “Spring” del 1971 – penso a “The Prisoner (Eight By Ten)”, “Grail”, “Song To Absent Friends (The Island)” …) a firmare il loro primo contratto discografico e a dare alle stampe l’omonimo “Dire Straits” del 1978 (di cui “Sultans Of Swing” fu apripista), che irruppe come un fulmine a ciel sereno nel fare da contraltare all’imperate punk e disco music, con la sua perfetta sintesi di qualità, piglio rock e gusto radiofonico (nel 2015 verrà pubblicato “The Honky Tonk Demos” contenete quattro registrazioni della celebre demo inviata a Charlie Gillett della BBC).
Un esordio essenziale, asciutto, diretto, puro e istintivo che rendeva “Dire Straits” dico perfetto, senza cedimenti nella scrittura e che andava anche oltre il successo di “Sultans Of Swing”, con brani di pregio che dall’apertura affidata alla splendida “Down to the Waterline”, passavano per “Water of Love”, “Six Blade Knife” “In The Gallery” … e arrivavano sino alla conclusiva “Lions”: il tutto senza soluzione di continuità emotiva; Mark Knopfler, con i suoi dialoghi tra voce e chitarra, aveva reso Bob Dylan elettrico nel modo più funzionale (anche più di quanto riuscì allo stesso Dylan che, nel 1979, coinvolse proprio Mark Knopfler e Pick Withers nelle sessioni di registrazione del suo “Slow Train Coming”) ed esaltato il “chitarrismo” di J.J. Cale, personalizzandolo e sdoganandolo definitivamente anche a livello “mainstream” (si pensi alla bellezza di “Naturally” del 1971 di J.J. Cale che avrebbe meritato ben più ampio successo contenete brani eccellenti come “Call Me the Breeze”, “After Midnight”, “Call the Doctor”, “Magnolia” … o alle sue “Cocaine”, “Lies”, “Cajun Moon” … – ma questa è un’altra storia che meriterebbe un approfondimento particolareggiato).
Ciò che accadde dopo appartiene alla storia della musica, alla storia dei Dire Straits e di Mark Knopfler.
Il successivo “Comuniqué”, del gennaio del 1979, se da un lato appariva una replica del precedente omonimo (anche la formazione era la medesima), e quindi tradiva un’apparente mancanza di novità, dall’altro canto era più “pensato” e per certi versi più “profondo”, con un Knopfler riflessivo, contenendo piccole gemme come “Once Upon A Time In The West” (destinata a diventare emblematica nella sua versione estesa dal vivo come pubblicata su “Alchemy – Live”), “Where Do You Think You’re Going?, “Lady Writer”, “Single-Handed Sailor”, “Follow Me Home” …; un disco ingiustamente vissuto all’ombra del suo predecessore. Facendo un ardito parallelismo, con tutte le differenze di genere, mi viene in mente il rapporto/confronto tra i primi due dischi dei King Crimson “In The Court Of The Crimson King” e “In The Wake Of Poseidon”.
Dopo “Comuniqué”, Mark Knopfler capì che era ora, se non di cambiare, di guardare oltre e con saggia furbizia inaugurò gli anni ottanta avvalendosi della collaborazione di Roy Bittan (“tastierista” della E Street Band, ensemble reso noto per le collaborazioni con Bruce Springsteen) e, senza più l’ausilio del fratello David che lasciò il gruppo, diede alle stampe, nel 1980, “Making Movies” che consacrò il gruppo sulla scena mondiale grazie soprattutto alle riuscite “Tunnel Of Love” e “Romeo And Juliet” (in quest’ultimo brano Knopfler porta all’attenzione del grande pubblico la resonator guitar e evoca, nell’arpeggio iniziale, Springsteen e la E Street Band di “Jungleland”); oltre alle più note “Expresso Love” e “Solid Rock”, da annoverare anche le belle “Skateaway” e “Hand In Hand”. Con “Making Movies” i Dire Straits traslavano la loro musica da una dimensione anni settanta a quella che poi caratterizzerà gli anni ottanta.
“Love Over Gold” (del 1982), pur mancando di brani con l’appeal del singolo, compie al contempo un passo ulteriore in avanti sotto il profilo musicale e un passo indietro verso una minore “commerciabilità” che però conferisce al disco una forza e una bellezza unica, con composizioni più intime, introspettive e “ardite” come le splendide “Telegraph Road”, “Private Investigations” e “Love Over Gold”, la chitarra diviene ecumenica e impareggiabile nelle screziature e la voce confidenziale; la formazione si amplia con l’ingresso di Hal Lindes alla chitarra ritmica e Alan Clark alle tastiere, oltre alla partecipazione di Mike Mainieri al vibrafono e marimba in “Private Investigations” e “Love over Gold” e di Ed Walsh ai sintetizzatori.
Il 1983 è, poi, un anno importate per Mark Knopfler poiché inaugura la sua prolifica stagione di compositore di colonne sonore con “Local Hero”, da cui verrà tratto (anche come singolo) un suo strumentale destinato a diventare un classico “Goino Home: Theme of the Local Hero” (del 2024 una tanto particolare quanto discutibile – sotto il profilo musicale – versione di quasi dieci minuti a nome Mark Knopfler’s Guitar Heroes che vede la partecipazione di innumerevoli chitarristi più che illustri – successivamente se ne fornirà anche l’elenco – alternarsi nell’esecuzione per fini benefici: è il caso di dire che il fine giustifica i mezzi); come solista Knopfler avvierà una carriera “parallela” che lo impegnerà in un numero considerevole di soundtracks … Va subito detto che Mark Knopfler’s Guitar Heroes del 2024 è un operazione a fini benefici e che quindi va assolta indipendentemente dal suo valore strettamente musicale: “A landmark in rock music history, this new, very special recording of Mark Knopfler’s anthemic ‘Going Home (Theme From Local Hero)’ has been recorded to raise funds for Teenage Cancer Trust and Teen Cancer America”, si legge sul sito https://markknopflersguitarheroes.tmstor.es/ consultato il 4 aprile 2024. I Dire Straits, invece, pubblicheranno nel 1983 il loro primo EP “ExtendedancEPlay” (contenente il singolo di successo “Twisting by the Pool”, con un nuovo batterista, Terry Williams, al posto dell’uscente Pick Withers (che suonerà solo in “Badges, Posters, Stickers and T-Shirts”)
Tratto dalla tournée che ha inizio il 30 novembre del 1982, registrato nelle due serate all’Hammersmith Odeon di Londra del 22 e 23 luglio 1983, con una formazione ulteriormente ampliata di cui farà parte, per l’occasione, anche Mel Collins al sassofono (Collins è presente anche nel citato EP in “Two Young Lovers”), “Tommy Mandel” alle tastiere, Joop de Korte alle percussioni, vedrà la luce, nel 1984, “Alchemy: Dire Straits Live”, disco che (a parere di chi scrive) rappresenta il loro apice “creativo” in senso stretto.
In “Alchemy” i Dire Straits modificano, ampliandola, la struttura dei brani, con parti strumentali che non alterano ma arricchiscono; ne sono un chiaro esempio la già citata “Once Upon A Time In The West”, portata a tredici minuti, gli oltre dieci minuti di “Sultans Of Swing” e i quattordici di “Tunnel Of Love” (con una “speciale” introduzione). Per chi sia poi andato alla ricerca dei tanti bootlegs che hanno affollato il “mercato”, si sarà fatto sicuramente un’idea (seppur personale) della peculiare resa live del gruppo; per tutte penso a “Ride Across The River” di dieci minuti dal vivo, in Texas nel 1985, al “Houston Coliseum”.
Quanto realizzato in termini di successo e commerciabilità con “Making Movies” viene superato ed esaltato dall’elegante “Brothers In Arms” del 1985 che, a differenza dei dischi precedenti, trova un giusto equilibrio in ogni brano (“So Far Away”, ”Walk of Life”, “Your Latest Trick”, “Brothers in Arms” … ne sono un esempio), tra un’esatta scrittura e un’altrettanto esatta orecchiabilità (parteciperanno, tra gli altri, alle registrazioni Michael Brecker al sassofono e Tony Levin al basso): nessun cedimento (nemmeno nei brani che a un primo ascolto potrebbero apparire “minori”) e un singolo “Money For Nothing” (scritto con Sting – celebre è la somiglianza nei cori con i The Police di “Don’t Stand So Close To Me”) così lontano dalla “Sultans Of Swing” degli esordi ma già pronto per MTV (la versione CD presenta anche versioni più lunghe di “Why Worry” e della stessa “Money For Nothing”). Entra a far parte del gruppo anche Guy Fletcher ai sintetizzatori, già presente in “Local Hero”, musicista che accompagnerà Knopfler nei suoi progetti a venire.
Dei concerti che seguirono la pubblicazione di “Brothers In Arms” non ci sono (al momento) pubblicazioni ufficiali, e questa è una grande mancanza considerando che sono state poi recuperate e pubblicate registrazioni live del 1978, 1979 e del 1981 (in cui è presente anche “What’s The Matter Baby?” oltre a brani con Phil Lynott), e integrati, nella raccolta “Live 1978-1992”, con “scalette” più complete, “Alchemy” e “On The Night” (di cui si parlerà successivamente), nonché pubblicati vari live in raccolte, per tutti quello del solo Mark Knopfler che esegue i Dire Straits dal vivo nel 1996 alla The Royal Albert Hall contenuto in “Sultans Of Swing (The Very Best Of Dire Straits)”.
Va menzionata, però, la partecipazione al Live Aid del 1985 e le versioni per l’occasione eseguite di “Sultans Of Swing” (di circa undici minuti con assolo di sassofono) e “Money For Nothing” eseguita con Sting; il 30 giugno 1990, i Dire Straits parteciperanno, in ottima compagnia (tra i tanti: Genesis, Robert Plant, Jimmy Page, Pink Floyd, Elton John, Paul McCartney …), anche al Live at Knebworth dove eseguiranno “I Think I Love You Too Much” e “Money For Nothing” insieme ad Eric Clapton.
Nel 1990, Mark Knopfler, Steve Phillips, Brendan Croker e Guy Fletcher, a nome The Notting Hillbillies, pubblicano il bel “Missing… Presumed Having a Good Time”, disco che affonda le radici nel folk statunitense, con particolare riferimento all’hillbilly, in cui a brani tradizionali quali “Railroad Work Song”, “Run Me Down”, “Please Baby” … si alternano classici come “Bewildered”, “Blues Stay Away” …. e “inediti” (Knopfler firmerà la calda “Your Own Sweet Way”, Phillips “Will You Miss Me”, Croker “That’s Where I Belong” …).
Sempre nel 1990 Mark Knopfler realizza in collaborazione con Chet Atkins “Neck And Neck” in cui i due musicisti si muovono tra country, rock and roll, fino a toccare punte di jazz (come in “Tears” di Django Reinhardt e Stéphane Grappelli), oltre a riproporre classici come “Yakety Axe”, scherzare con “There’ll Be Some Changes Made”, “associare” “Why Worry” a “Tahitian Skies” e riservandosi Knopfler la paternità di “The Next Time I’m In Town”.
L’esperienza con i The Notting Hillbillies e con Atkins si riverbera sul successivo album dei Dire Straits, “On Every Street” (del 1991), nel quale la componente roots emerge tra i solchi più incisiva rispetto al passato (la copertina del disco ne dà una chiara immagine), talvolta attenuata come nella cavalcata di “Calling Elvis” o nella delicatezza di “On Every Street”, talvolta “distorta” come in “The Bug”, talvolta pienamente manifesta come in “How Long”. La formazione si amplia con il contributo, tra l’altro, di Paul Franklin alla pedal steel guitar, Chris White al sassofono e flauto, Jeff Porcaro alla batteria …. e il live “On The Night” (si rimanda nuovamente alla versione contenuta in “Live 1978-1992”) testimonia come la resa dal vivo dei Dire Straits sia esponenziale rispetto ai lavori in studio: per tutti gli interventi di pianoforte e sassofono in “Romeo And Juliet” (portata a dieci minuti), in “Private Investigations” (portata a oltre nove minuti) e in “Sultans Of Swing” (portata a quasi dodici minuti), oltre a una versione live di “I Think I Love You Too Much”. Anche la formazione dal vivo passa a nove elementi: Mark Knopfler – voce e chitarra, John Illsley – basso e voce, Alan Clark – tastiere, Guy Fletcher – tastiere e voce e in più Phil Palmer – chitarra e voce, Chris Whitten – batteria, Paul Franklin – pedal steel guitar, Chris White – sassofono, flauto traverso e voce, Danny Cummings – percussioni e voce. Ad “On The Night” verrà affiancato l’EP Live “Encores” tratto dalla medesima tournée.
Per completezza, va ancora detto che i Dire Straits pubblicheranno vari singoli e raccolte con brani non contenuti nei Long Playing di riferimento o versioni live ed edit (in via esemplificativa negli anni: “Eastbound Train (Live)”, “Two Young Lovers (Live)”, “Badges, Posters, Stickers, T-Shirts”, “Millionaire Blues”, “Kingdom Come” …).
“On Every Street” si può considerare la chiave di volta attorno alla quale Knopfler costruirà la sua futura carriera solista, caratterizzata dalle tante (troppe) colonne sonore e da dischi veri e propri che manterranno una costante scrittura nella media, ancora più “radiofonica”, che attinge ora al passato prossimo dei Dire Straits, ora alla tradizione, ingentilendosi per momenti alti e riusciti come “Sailing To Philadelphia” del 2000 (da citare “What It Is”, “Sailing to Philadelphia” – con James Taylor alla voce -, “Silvertown Blues”, “The Last Laugh” – con Van Morrison alla voce -, “Speedway At Nazareth” …) o il bello e “raccolto” “The Ragpicker’s Dream” del 2002 (da citare “Why Aye Man”, “Hill Farmer’s Blues”, “The Ragpicker’s Dream” …), momenti sotto tono, come il poco convincente (e troppo “sofisticato”) “Kill To Get Crimson” del 2007 (da segnalare “True Love Will Never Fade”), collaborazioni più formali che sostanziali, come quella con Emmylou Harris per “All the Roadrunning” e il live “Real Live Roadrunning” entrambi del 2006 (da citare “This Is Us”, “I Dug Up A Diamond”, “Right Now” … e dal vivo “Romeo And Juliet”, “Why Worry” e “So Far Away” dei Dire Straits … oltre a una sempre piacevole “Speedway At Nazareth”), momenti di gradita riflessione come “One Take Radio Sessions” del 2005 (disco che si fa preferire al fratello maggiore “Shangri-La” del 2004 con cui condivide, tra l’altro, le ottime “The Trawlerman’s Song”, “Back to Tupelo”, “Boom, Like That”), appropriate operazioni “commerciali” come “Golden Heart” del 1996 (da citare “Darling Pretty”, “Imelda”, “Golden Heart”, “No Can Do”, “Cannibals”, “Rüdiger”, “Are We in Trouble Now” … ) e dischi che comunque hanno arricchito, con stile e professionalità, una copiosa discografia, quali “Get Lucky” del 2009 (da citare “Cleaning My Gun”, “Remembrance Day”, “So Far from the Clyde” …), “Privateering” del 2012 (da citare “Privateering”, “Go, Love”, “Dream of the Drowned Submariner”, “Redbud Tree”), “Tracker” del 2015 (da citare “Basil”, “River Towns”, “Beryl” oltre alla gran bella copertina – a parere di chi scrive una delle poche – se non l’unica – indovinate dal Knopfler solista) e “Down The Road Wherever” del 2018 (da citare “Nobody’s Child”, “Just a Boy Away from Home”, “Good on You Son”, “Shen You Leave” …).
Dallo scrivente è comunque più apprezzato il Knopfler riflessivo e intimo che, pur quando attinge a una matrice folk, lo fa con minori influenze “celtiche”, siano esse proprie della terra di Albione, rivisitazioni da nuovo mondo o se assumono forme più “composite” come “Laughs And Jokes And Drinks And Smokes”; resta il dubbio sulla necessità di pubblicare dischi tutti così lunghi (“Privateering” addirittura doppio) laddove minutaggi minori e una maggior selezione avrebbe alzato la qualità del tutto. Terminato ascolto spesso si ha l’impressione che i tanti brani siano più “spazi” e “momenti” che Knopfler utilizza per le sue narrazioni (Mark Knopfler è sempre stato attento alle liriche, che nel tempo sono diventate sempre più profonde, alternando poetica a denuncia sociale e politica in senso ampio).
Va ulteriormente detto che Knopfler ha partecipato anche a progetti altrui (un elenco completo sarebbe lunghissimo, ma vanno quanto meno fatti alcuni richiami) che, dai già detti Bob Dylan e Sting (da citare “They Dance Alone – Cueca Solo”), sono passati per Tina Turner (da ricordare quantomeno “Private Dancer”, “Foreign Affair”, “Overnight Sensation”), Bryan Ferry (da citare “Windswept”, “Lost”), Van Morrison, James Taylor, Steely Dan (in “Time Out Of Mind”), Randy Newman, B.B. King, Rod Stewart, Scott Walker, Joan Armatrading (da ricordare “Did I Make You Up”), Eric Clapton (da menzionare “The Breeze: An Appreciation of JJ Cale” l’omaggio a nome Eric Clapton & Friends al J.J. Cale), The Jeff Healey Band (per la già citata “I Think I Love You Too Much”) …
Con questa storia (riassunta e parziale) alle spalle, Mark Knopfler ha pubblicato nel 2024, oltre alla poco riuscita (sotto il profilo strettamente musicale) “Going Home: Theme of the Local Hero” a nome Mark Knopfler’s Guitar Heroes (lodevole per la finalità benefica), il suo nuovo album “One Deep River” (EMI/Universal), anticipato dai tre singoli “Two Pairs Of Hands”, “Ahead Of The Game” e “Watch Me Gone”.
Se da un lato Mark Knopfler’s Guitar Heroes (sotto il profilo puramente artistico) è un’esaltazione, per non dire esasperazione della chitarra (coinvolti nelle registrazioni: Joan Armatrading, Jeff Beck, Richard Bennett, Joe Bonamassa, Joe Brown, James Burton, Jonathan Cain, Paul Carrack, Eric Clapton, Ry Cooder, Jim Cox, Steve Cropper, Sheryl Crow, Danny Cummings, Roger Daltrey, Duane Eddy, Sam Fender, Guy Fletcher, Peter Frampton, Audley Freed, Vince Gill, David Gilmour, Buddy Guy, Keiji Haino, Tony Iommi, Joan Jett, John Jorgenson, Mark Knopfler, Sonny Landreth, Albert Lee, Greg Leisz, Alex Lifeson, Steve Lukather, Phil Manzanera, Dave Mason, Hank Marvin, Brian May, Robbie McIntosh, John McLaughlin, Tom Morello, Rick Nielsen, Orianthi, Brad Paisley, Nile Rodgers, Mike Rutherford, Joe Satriani, John Sebastian, Connor Selby, Slash, Bruce Springsteen, Ringo Starr and Zak Starkey, Sting, Andy Taylor, Susan Tedeschi and Derek Trucks, Ian Thomas, Pete Townshend, Keith Urban, Steve Vai, Waddy Wachtel, Joe Louis Walker, Joe Walsh, Ronnie Wood, Glenn Worf, Zucchero, come da elenco tratto dal sito https://markknopflersguitarheroes.tmstor.es/ consultato il 4 aprile 2024), per converso in “One Deep River” la chitarra diviene contributo misurato e con essa il ritorno a una celebrata ritrovata efficace scrittura.
Apre il doppio vinile (che gira a 45 RPM) la bella “Two Pairs Of Hands” che colpisce per i suoi fraseggi di chitarra e evoca nuovamente l’amato J.J. Cale e i Dire Straits degli esordi, per un brano che avrebbe meritato una più lunga coda strumentale.
Sulle medesime direttrici si muove l’altrettanto esatta “Ahead Of The Game”, perfetta sia nelle parti strumentali che nella linea vocale; anche essa, come per “Two Pairs Of Hands” lascia desiderare un finale di chitarra più duraturo.
“Smart Money” è morbida e delicata, con in seno un familiare e riuscito riff che conceda il perfetto Side A del primo disco.
Il tempo di girare lato e “Scavengers Yard” è sostenuto desertico viatico in cui si esaltano gli intrecci di “corde ruggenti” prima che “Black Tie Jobs” incupisca i toni di solenne mestizia (l’arrangiamento, sebbene più sofisticato, resta poco invasivo).
Tra echi di folk e di blues “Tunnel 13” si lascia ascoltare nella sua narrazione e nella sua coda strumentale che chiude il primo vinile.
Cambiato disco, con “Janine” torna il Knopfler che punta a colpire con un orecchiabile e “amabile” ritornello che sostituisce ipotetiche e forse più saggie chitarre segnanti.
“Watch Me Gone” è ballata rilassata e riuscita (non a caso scelta come uno dei singoli che hanno anticipato l’uscita del disco), in cui perplimono solo i cori femminili per quanto comunque in linea con il mood.
“Sweeter Than the Rain” è il brano più “sperimentale” del disco con la sua introduzione (per un momento che se lasciato alla sola voce sarebbe stato più funzionale), prima che la chitarra entri a dipingere lo sfondo e riporti il tutto su un tracciato più ordinario dove la linea vocale, non più cristallina ma profonda, domina e conclude il Side C.
Se “Before My Train Comes” mostra un bel cantato che interloquisce con la chitarra (si sarebbe potuto candidare tranquillamente a essere il quarto ottimo singolo), “This One’s Not Going To End Well” é raffinata ballata, elegante e misurata.
Chiude (idealmente) “One Deep River” il brano eponimo che si rivela ennesimo riuscito e trasognato viaggio … tra parole e musica.
Per completezza va precisato che esistono versioni in vinile e in CD che presentano tracce aggiunte, differenti anche rispetto ai due formati; noi abbiamo ascoltato il vinile “base” e quindi fatto riferimento ad esso.
Terminato l’ascolto, si può dire che con “One Deep River” Mark Knopfler abbia composto un ulteriore buon disco, più essenziale e puro, meno “celtico” o “rock” di altri ma più intimo e “maturo” per età, recuperando la sua migliore eredità del passato e fondendola con il suo più recente trascorso.
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