In questo suo nuovo disco il prolifico The Huge presenta 8 brani con musiche composte tra il 1994 ed il 2014 su testi di poesie del Romanticismo Inglese scritte da grandi poeti a cavallo tra 800 e 900, riuscendo bene nell’impresa di rendere il tutto estremamente musicale anche sotto l’aspetto metrico, senza rinunciare poi all’immediatezza della canzone pop pur scegliendo un vestito d’arrangiamento classico, prevalentemente pianistico – The Huge ad ogni modo, piaccia o meno, ha diradato le puntate glam, funk ed elettroniche degli esordi – rispettoso dello spessore letterario dei parolieri che si è scelto, con un rigoglioso ma al contempo snello accompagnamento di tipo orchestrale in cui archi e fiati gonfi di languore sono pronti nei ritornelli – perché il musicista d’origine campana riesce a ricavare dei solidi ritornelli da queste poesie, cosa per niente scontata – a sostenere e spingere l’emozione.
Sarebbero stati felici, i giovani poeti che avevano fatto la scelta coraggiosa di viversi addosso fino in fondo l’inquietudine, la miseria materiale, gli ideali, i conflitti ed i sentimenti di un’epoca difficile quasi come quella attuale ma meno comoda, di sapere dunque che la loro opera non è stata dimenticata ed anzi sfonda oggi anche il muro accademico e giunge in ambito pop, tra i giovani, dove in realtà fu a suo tempo concepita per stare. Artisti morti a soli 26 anni come John Keats, anarchici che scendevano in strada per lottare contro il tiranno come Wordsworth, tormentati dalla tossicodipendenza come Coleridge, nemici della schiavitù e sostenitori della parità tra razze e tra sessi come Blake, poeti spesso completamente ignorati in vita se non addirittura derisi per l’innovazione, ma soprattutto artisti che finalmente dopo tanto tempo smettevano di essere animali da salotto!
Come per tutti i suoi dischi precedenti anche stavolta The Huge mette a disposizione in streaming ed in download libero il suo lavoro sulla propria pagina Bandcamp dove troviamo anche i testi delle poesie cantate, ed è un piacere riscoprire ‘Daffodils‘ di William Wordsworth in una versione musicale barocca, di rinascita, o l’accostamento raccapricciante quanto si vuole ma molto vero tra amore e morte in ‘Garden of Love‘ su testo di William Blake reso da The Huge in un modo particolarmente brioso con l’antico poeta a sgomitare nella mischia in pieni anni 80, o l’asciutta modernità, davvero sconcertante, del testo di ‘Neutral Tones‘ – di cui una strofa dà il titolo al disco – poesia di Thomas Hardy in cui The Huge lavora per sottrazione affidando la musica ad un sussurro voce e chitarra, ed un’eco lontana che richiama la gelida aria invernale, e ‘Remember‘ di Christina G. Rossetti, anch’essa straordinariamente moderna nelle rime, gonfia di nostalgia; e tra le cose migliori anche ‘Tears, Idle Tears‘, in pratica un lento da ballare.
Il singolo estratto dal disco, che è ‘Crossing the Bar’ su testo di Lord Alfred Tennyson, e per il quale è stato realizzato anche un videoclip visivamente molto saturato e contrastato, ha anche un lato B intitolato ‘Nurse’s Song’ (William Blake).
A volere a forza discutere qualcosa si può dire che The Huge dia l’impressione di aver raggiunto negli anni una tale sicurezza nella sua forma musicale da starci dentro ormai troppo comodo approfittando anche delle sue buone doti vocali, eppure l’idea alla base di questo disco mostra ancora una volta una buona vivacità artistica e voglia di mettersi in gioco.
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autore: Fausto Turi