“A boy and his guitar”, così il mitico John Peel ha definito Anthony “Ant” Harding, ex batterista della indie band Hefner. Nulla di grandioso, nessuna impalcatura verbale per definire in quelle cinque parole questo ragazzo che, da quello che suona, dà assolutamente l’impressione tranquilla della definizione peeliana. “Footprints through the snow” è il secondo album per questo songwriter che tanto ricorda artisti come Turin Brakes e Kings of convenience (Look how time flies). La nota stampa sottolinea più volte come quest’album sia uscito dopo una serie di session casalinghe, fino a quando il nostro ha preso la decisione di chiudersi in uno studio (a Bologna) e registrare per la Homesleep, che, è bene sottolinearlo, aiuta e non poco il panorama musicale non solo italiano. C’è da dire che, però, quell’aria casereccia non l’ha affatto persa (il suono non sempre pulitissimo; ma questo, ça va sans dire, è volutissimo). Quello di Ant è un album completamente pop con venature malinconiche che ci accompagnano con un Wurlitzer per la maggior parte dell’album, e si riempie di trombe e violini. Testi intimistici e romantici che vanno in scia con la tradizione “boy and his guitar” e dalla quale “Ant” non vuole assolutamente staccarsi. Lontano, tanto per fare un esempio da un Elliott Smith. Voto all’album? Onesto.
Autore: Francesco Raiola