Nonostante il progetto musicale sia attivo dal 2008, e con diverse tipologie di formazione live, questo omonimo disco è l’esordio degli Uncle Faust. Meglio tardi che mai si direbbe! Già perché si tratta di un lavoro intrigante e stimolante data la sua natura sperimentale che emana curiosità e brama di andare ad intercettare sonorità sconosciute o poco esplorate.
Gli Uncle Faust sono i chitarristi Fabio Cerina (Plasma Expander, Bron Y aur, Dandaure) e Raffaele Pilia e il percussionista Antonio Pinna. In questo disco il trio si è avvalso anche della collaborazione di Matteo Muntoni (basso in “Never with the Day”) e di Marcello Carro (sassofono in “Badly Broken Mandarins”).
Questo esordio è un concept album in cui il trio miscela, rielabora e tritura psichedelia, weird-folk, blues, mantra, groove, ripetizione e dronescapes in soli cinque brani. Tutti sono caratterizzati da un senso di equilibrio precario, proprio come le vite che stiamo conducendo in questi mesi balordi. Con “Minuendo”, il trio ci delizia con un jazz minimale ed incostante, a seguire “Never with the Day” in cui la circolarità post rock, quasi math, si evolve verso lidi psichedelici approdando nella lunga “Badly Broken Mandarins”, il pezzo più intrigante. Il tiro non lesina a sperimentare una strana ed eccitante fusione tra ambient, jazz ed etno-music. Elementi tribali, infatti, sono presenti anche nell’ansiosa “The blue Rubber Eraser”, caratterizzata da cambi di registro stilistico che anticipano “Sugar Cables”, ossessiva quanto basta per descrivere una cavalcata inquietante di prog-rock scandagliato e vibrante.
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autore: Vittorio Lannutti