Valerio Sanzotta è un raffinato cantautore alla continua ricerca del buon gusto, del dettaglio ammaliante, del verso che possa suscitare immaginifiche sensazioni e, di certo, “Prometeo liberato” centra tutte le premesse in questione, con un songwriting signorile, asciutto ma ricercato con rigagnoli di desert-rock a stelle e strisce, con sfumature colte ed estranianti. Tutto comincia sull’atmosfera sospensiva di “Per un giorno solo”, ricca di suggestioni Floydiane. Più vivace risulta “Signore del mercurio”, giocata con sprazzi di voce filtrata ed un’armoni(c)a che condisce con pizzichi country. Le placide ed avvenenti “Risveglio” e “L’amore non viene col giorno” abbracciano il mondo narrativo di Cristiano De Andrè con carattere dolce ed in parte dolente. Invece con oscuro guitar-work si snoda “Moonshiner”, affrontando, con pertinenza, la piaga dell’alcool, sempre più dilagante e drammatica, con una lirica di sicuro effetto. Con semplici pennate di chitarra e refoli dark, in “Dove sei, Mary Ann?” risalta un marcato ipnotismo che sfocia in distese tribali in coda al pezzo. Nell’opera si avvistano richiami e riferimenti culturali: da T.S. Eliot a Dylan, passando per Shakespeare e Leonard Cohen, e testimonia come Valerio voglia ritagliarsi un’angolatura dotta ma non saccente, donando un impatto soffuso ed erudito. Con “Tempesta” dà modo al Nostro di miscelare l’italiano e inglese con una traccia che anela respiro internazionale. La successiva “Lonely down the river Ophelia goes” paga dazio a Peter Hammil (per un verso preso in prestito) imbracciando la sei corde per veleggiare in solitaria su lande mirabilmente contemplative in ambientazione west-coast. Coniugando l’e-drums col soffice cullare di chitarra la Title-track chiude i battenti con mood disincantato e sornione carisma. Già nel 2008 l’artista romano (ma ora di stanza ad Innsbruck) aveva dimostrato la sua caratura con il brano “Novecento”, candidandosi a Sanremo giovani ed ora, col secondo album “Prometeo liberato”, Valerio si immola (come il mito del titolo) a titanico aedo per “rubare” una fetta di scena agli storici cantautori riuscendo, coerentemente, a simboleggiare quella centrata evoluzione artistica che tanti si sognano di raggiungere.
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autore: Max Casali