Robert Smith, Simon Gallup, Jason Cooper, con il sorprendente ritorno di Porl Thompson (già coautore di Disintegration) alle chitarre hanno presentato al mondo il loro 13° album, secondo con etichetta Geffen (da cui il titolo 4:13 Dream, ma dal conto dobbiamo escludere Join the Dots, Boys don’t Cry e Japanese Whisper, via di mezzo fra LP veri e propri e raccolta di inediti) con una serie di concerti dal vivo che hanno toccato anche l’Italia il 2 marzo a Milano. Ma nonostante il ghiotto anticipo, per i fan l’album si faceva attendere da un po’. Il risultato non delude: siamo di fronte a un classico prodotto che ha tutte le caratteristiche del marchio di fabbrica di Smith e compagni. Underneath the Stars, l’esordio, potrebbe tranquillamente stare su Disintegration, ed è una ballata elettrica dolce e notturna, in cui particolarmente risalta la voce ipnotica (sempre piena di eco ed effetti) del leader. The Only One è un pop romantico, trasferibile anche questo ai tempi di Kiss me Kiss Me Kiss me senza difficoltà. Sirensong è una ballata semi-acustica molto suggestiva, The Scream addirittura richiama i Cure del periodo dark (quelli di Pornography per capirci), e This Here and Now with You è un potenziale singolo di sicuro effetto. E il resto dell’album, con canzoni come l’ironica e dura Freakshow, la dinamica e un po’ psichedelica Sleep when I’m Dead, il rock di It’s Over, si mantiene sullo stesso livello.
Insomma, l’album sembra una raccolta di inediti dei tempi migliori, e questo è senz’altro il miglior pregio di questa incredibile band: fare da 30 anni o quasi una musica sempre di ottimo livello, senza cadute di stile (che accompagnano invece altre band planetarie nate negli stessi anni, come gli U2). Ma questo è anche l’inevitabile limite: non uscire mai dalla cerchia di quello che è ormai il “segno” Cure, senza che questo sia più l’alfiere di un’epoca o di una moda come accadeva agli inizi degli eighties nella fase dark. Oggi Robert Smith non è più l’icona di un tempo (e intelligentemente lui stesso ha rifiutato di continuare ad assumerne il ruolo) ma solo un geniale autore, uno splendido vocalist e un ottimo musicista. E scusate se è poco.
I fan avranno di che essere contenti, la critica lamenterà una certa indiscutibile mancanza di originalità, ma il fatto è che se i Cure hanno fatto sognare generazioni in passato, queste canzoni di oggi possono continuare a far sognare. Che poi lo sfondo intorno sia del tutto diverso, e inondi i Cure di un manto nostalgico ad ogni nuovo album o ad ogni nuovo concerto, questo certo non sarà da attribuire loro come responsabilità. Già è tanto che i Cure, con tutte le tribolazioni che i quattro membri hanno avuto nella loro vita personale e fra di loro, abbiano ancora voglia di suonare al punto da esibirsi per concerti di più di tre ore, e che puntualmente, dopo ogni voce di chiusura della band, si ritrovino a incidere nuove canzoni. Che sono anche belle canzoni, e, ancora una volta, scusate se è poco.
Tracklist
1. Underneath the Stars
2. The Only One
3. The Reasons Why
4. Freakshow
5. Sirensong
6. The Real Snow White
7. The Hungry Ghost
8. Switch
9. The Perfect Boy
10. This. Here and Now. With You
11. Sleep When I’m Dead
12. The Scream
13. It’s Over
Autore: Francesco Postiglione
www.thecure.com