Avete mai pensato ad una possibile liaison tra il folk indipendente americano ed il mondo del musical?
Anand Wilder, membro di Yeasayer, insieme al pianista Maxwell Kardon lo ha fatto, anche se ci ha messo dieci anni per portare a compimento il progetto.
Cominciando a strimpellare chitarra e banjo, i due devono aver pensato che tutte quelle storiacce della tradizione raccontate dai loro padri meritavano un format ben più rimarchevole di una classica formazione pop-folk.
Perchè allora non guardare all’epoca aurea del musical, cioè gli anni settanta?
Con amici collaborativi quali membri di MGMT, Vampire Weekend e Dirty Projectors altro che chitarra e banjo!
Basato su storie di amore ed orgoglio, tradimenti e carbone della Pennsylvania, il concept ci restituisce momenti e sapori che la nostre generazioni ha potuto godere solo grazie ad opere come Jesus Christ Superstar o Hair.
L’idea della rock-opera in 70’s style c’è tutta e senza gli slanci eccessivi tipici del genere Break Line passa dalla beatlesiana Wedding Day al gospel penetrante di Opportunity, dalla ballata dai sapori country e che pur strizza l’occhio alle classifiche indie di They ‘re Stealing Our Coal alla professione di fede slide di 4th July, da una Better To Die rubata al catalogo folk di Devendra Banhart ad una It Doesn’t Seem Right in grado di mischiare il country folk al rock blues e precipitarlo in un parossismo synth-prog. E c’è perfino spazio per una I’m To Blame da palcoscenico glam.
Un album che oltre a non annoiare – sarebbe impossibile a meno che proprio non vi piaccia nessuno degli ingredienti presentati – trancia di netto la seriosità di quella scuola indie-folk dalle lunghe barbe che sta sempre lì a piangersi addosso.
https://twitter.com/AnandWilder
autore: A. Giulio Magliulo