The Kilowatt Hour non è altro che una nuova collaborazione tra Stephan Mathieu, David Sylvian e Christian Fennesz; attualmente tra i migliori sperimentatori di musica.
Inizialmente la collaborazione era solo tra Fennesz e Mathieu, benchè si conoscano fin dagli anni ’90. Il chitarrista austriaco (Fennesz) ed il produttore e musicista elettroacustico tedesco (Mathieu) agiscono entrambi negli ampi spazi della musica elettronica e dell’improvvisazione. Fennesz, meglio conosciuto per lavori di scintillante pop come ‘Endless Summer’, si è anche cimentato in eccellenti sessioni di free improvisation con illustri pari come Keith Rowe e Toshimaru Nakamura, e ha iniziato la sua carriera come batterista; è un sound artist e lavora grosso modo in due aree: la manipolazione live di sorgenti digitali, e in progetti basati su sorgenti acustiche come strumenti antichi e grammofoni meccanici. Fra i suoi album vi è l’acclamato album del 2008, ‘Radioland’, e l’imminente ‘The Falling Rocket’.
Con l’aggiunta di David Sylvian, che ha lavorato con entrambi durante la scorsa decade, il trio segna un ritorno agli esperimenti ambient effettuati dall’ex Japan a più riprese negli anni 80, a cominciare da ‘Plight and Premonition’ e ‘Flux and Mutability’ e i suoi due album con Holger Czukay dei Can.
“I brani composti con Holger erano lavori che si sono sviluppati molto naturalmente senza alcun ricorso alla nozione standard di ‘performance’ di per se. Ciò che venne catturato fu il tentativo, l’incertezza del percorso, lo sviluppo a meandri di una idea prima che si solidifichi nella mente, il suo essere soggetta al processo di auto-correzione, l’esercizio e la performance nel senso di qualcosa imparato a memoria e ripetuto con enfasi emotiva. Abbiamo abbandonato l’elemento performativo ogni qual volta minacciava di insinuarsi nelle improvvisazioni. Se c’è una cosa che mi porto dietro dai passati progetti, forse è proprio questa pratica”; racconta Sylvian.
“Un principio basilare per la nostra performance è l’idea di ‘non-evento‘” dice Mathieu. “In questo momento cerchiamo di creare una composizione che abbia già una sua struttura ma che lasci sufficiente possibilità di modellarla durante un concerto.”
“Mi piacerebbe trovare spunti attraverso l’improvvisazione,” dice Fennesz. “E’ sicuramente un progetto rischioso, ma proprio questo lo rende eccitante. E’ un pò come tuffarsi nell’acqua gelida.”
Il tour italiano è ricco di date e unico; solo in Italia verrà presentato il progetto grazie alla lodevole volontà dell’agenzia Electri Priest, queste le tappe:
18 Settembre – Torino – OGR – Mito Festival
19 Settembre – Milano – Alcatraz – Mito Festival
21 Settembre – Pescara – Teatro Massimo – Humani
22 Settembre – Roma – Auditorium Parco della Musica – Mit Meet in Town
24 Settembre – Bologna – Teatro Comunale – Robot Festival
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