Cristina Donà reinterpreta 10 sue canzoni, più due cover straniere, in chiave acustica e spoglia, senza percussioni o elettricità: soltanto voce e chitarra, talvolta voce e pianoforte, in un’occasione con la fisarmonica. La copertina ad acquerello, ed il periodo di pubblicazione di quest’album – fine Primavera – si intonano bene al clima quieto, intimo, che qui regna dall’inizio alla fine, e va detto che questo lavoro permette, non soltanto alle canzoni di apparire in una luce diversa, ma anche alla voce della cantante di Rho di esporsi in tutta la sua raffinata e soffice eleganza. E pur tuttavia non ci sono stravolgimenti particolari degli spartiti, anche perché gli arrangiamenti originali delle canzoni della Donà sono sempre stati, anche in passato, sobri, mai eccessivi, e lo stesso vale in questa release del 2008, in cui le canzoni semplicemente suonano come ad un falò sulla spiaggia, intorno al fuoco; semmai si può osservare che Cristina Donà, già col precedente ‘La Quinta Stagione’ dell’Autunno 2007, stava realizzando un certo cambiamento, una svolta di maturità nel proprio stile canoro verso il jazz, ed in quest’ottica, ‘Piccola Faccia’ prosegue il discorso, ricchissimo di sfumature vocali, glissati, può piacere o meno ai fan della prima ora la cantautrice sta spostando il tiro. Lo scrivemmo già a Settembre, per il disco precedente, azzardando un impegnativo paragone con lo stile canoro di Billie Holiday…
Qualcuno non sarà daccordo, ma certamente ai tempi del pop robusto di ‘Dove sei tu’, anno 2003, con l’arrangiamento sintetico di Max Casacci e Samuel dei Subsonica in ‘Triathlon’, Cristina non ci sembrava perfettamente a suo agio, forse all’inseguimento di un successo commerciale più vasto, che a conti fatti sarebbe pure potuto arrivare, insistendo – giunse, comunque, il contratto con la Emi… – ma poi la sterzata, coraggiosa, a sorpresa, nuovamente verso il cuore della propria musica, che è in quella voce mozzafiato, nella sua profondità e nella sua leggerezza al contempo, non piuttosto nella velocità, nei suoni alla moda, negli arrangiamenti “gonfiati”. Pregevole il lavoro alla chitarra di Francesco Garolfi, perfetta – ed invisibile – la produzione di Peter Walsh; ‘Piccola Faccia’ è un disco rivolto sia ai nuovi che ai vecchi fan, un lavoro probabilmente privo di una vera strategia commerciale, malgrado potrebbe interessare al mercato britannico.
La scaletta del disco è, difatto, quella di una greatest hits:
Piccola faccia, L’Aridità dell’Aria, Goccia, Salti nell’Aria, Settembre, Sign your Name (di Terence Trent d’Araby), Mangialuomo, Stelle Buone, I’m in you (di Peter Frampton), Dove sei tu, Nel mio Giardino, Universo.
Autore: Fausto Turi