Nella luce biancastra della luna si dilatano i pensieri.
Max Fuschetto è un profondo conoscitore della musica, segue un proprio personalissimo sentiero, nel suo percorso discografico ha potuto dimostrare con saggezza le possibilità d’incontro tra classica contemporanea, pop, jazz, musica etnica e avanguardia arricchite di parti elettroniche mai invadenti o protagoniste e dagli studi sulle musiche e ritmiche dell’Africa Subsahariana intrapresi dall’autore.
I riuscitissimi “Popular Games” (Konsequenz/Hanagoori Music – 2009) e “Sun Nà” (Hanagoori Music – 2015), sono album estremamente differenti tra loro e si configurano come un vero e proprio elogio della diversità, un incrocio di cognizioni, culture e lingue; Max Fuschetto riesce a stupire ancora una volta con un nuovo e radicale cambio di registro e che certamente non sarà nemmeno l’ultimo, considerando la vivacità del musicista, riflessivo e mai fermo a contemplare se stesso, in viaggio verso uno sterminato universo sonoro tutto da esplorare.
Il quarto album del compositore originario della regione del Fortore si chiama “Mother Moonlight”, un tuffo nella piscina del tempo esternato in un impressionismo sonoro che agisce sulla realtà deformandola e rielaborandola attraverso uno sguardo interno e che tratteggia la sensazione di armonia naturale della vita quotidiana del passato.
In tal senso il suono diventa veicolo e i sedici brevi poemetti sonori sono rievocazioni dell’infanzia e dell’innocenza, un viaggio nella memoria: ogni brano ha la durata di un pensiero, di un ricordo, appena il tempo di veder volare via i petali di un soffione pronti a disperdersi al primo alito di vento.
Il panorama sonoro è dominato da un timbro essenziale e minimale, Fuschetto ha prediletto il pianoforte concentrandosi su una texture a due sole voci caratterizzata dalla mobilità delle linee, dal loro intrecciarsi pur restando indipendenti. (Leggi l’intervista a Max Fuschetto – clicca QUI – )
Ne vengono fuori intriganti trame che possono variare inaspettatamente prendendo sempre nuove direzioni e prospettive, quasi a manifestare dei profondi significati simbolici, evocativi e multiformi. Riflessioni impresse in aggraziate melodie mai scontate che possono descrivere ora paesaggi notturni, echi e rievocazioni di un passato lontano, morbidi ambienti sonori dalle sensazioni contrastanti tra nenie astrali e mondi sottosopra.
Per la realizzazione è stato utilizzato un pianoforte scelto intenzionalmente: uno Steinway & Sons Gran Coda della collezione Fabbrini di Pescara, affidato poi alle mani esperte del pianista Enzo Oliva, nel delicatissimo compito di concretizzare l’intreccio sonoro/compositivo formulato negli articolati tessuti acustici scritti su pentagramma dal compositore campano.
Pur mantenendo una forte attenzione sull’aspetto sonoro ed estetico, l’elemento fondamentale di “Mother Moonlight” è la composizione: Fuschetto ha pensato l’album ponderando ogni singola nota.
Il risultato è un incontro a metà strada tra Bela Bartok e i Beatles, in un contesto non-classico dove a Debussy hanno appena svelato i seducenti segreti del pop, il tutto ratificato anche dalla presenza in tracklist di due brani consecutivi, uno in omaggio appunto al musicista ungherese, ‘Ting Tang’ e il successivo dedicato invece a John Lennon e intitolato ‘Occhi di Conchiglia’.
Proprio la tracklist – sapientemente elaborata – genera un equilibrio estetico fondamentale per l’ascolto e la fruizione del disco, si alternano infatti tracce meditative e ipnotiche a parti più ritmiche e dinamiche. I brani, come già accennato in precedenza, hanno una lunghezza che difficilmente supera i tre minuti e il disco complessivamente ne dura poco meno di quaranta, cosa che permette a “Mother Moonlight” di essere fluido e scivolare via leggiadro, come la corrente di un ruscello che riflette e lascia luccicare i raggi del sole e così si giunge presto all’ultima traccia, ‘Canzone’ e alla fine di tutto, sembrano prevalere le sensazioni di serenità.
Nel booklet vi sono versi e pensieri trascritti che sotto un’ulteriore forma completano le tracce.
Come già accaduto in passato Fuschetto tende a far emergere i concetti e l’attitudine che hanno portato alla creazione di un suo lavoro. L’autore cita nuovamente Paul Klee come fonte d’ispirazione dopo aver già trattato il personaggio nella splendida ‘Iride’, composizione che ha vinto nel 2015 il Premio Internazionale di Composizione Audiovisiva Marzio Rosi del conservatorio di Musica “Lorenzo Pelosi” di Campobasso, con la parte visiva curata dal fotografo Antonio Coppola.
Nel disco, oltre a Max Fuschetto all’oboe e alle parti elettroniche troviamo Pasquale Capobianco alla chitarra elettrica, Eleonora Amato al violino, Silvano Fusco al Violoncello, Enrico Falbo alla Dilruba e Franco Mauriello al Clarinetto.
“Mother Moonlight” è edito da Hanagoori Music e Italian World Beat, piattaforma che si propone di rappresentare, supportare e promuovere la musica italiana all’estero giocando un ruolo centrale nello sviluppo di partnership e scambi culturali e concentrata soprattutto sulla World Music, ethno e jazz.
Max Fuschetto presenterà questo nuovo lavoro al Conservatorio di Napoli San Pietro a Maiella giovedì 14 giugno nella sala Martucci, all’interno del programma della rassegna curata da Marta Columbro e intitolata Parliamo di Musica.
www.maxfuschetto.eu
www.italianworldbeat.com
Autore: Luigi Ferrara
Ascolta Elektronen FM – Radio Siani – Intervista a Max Fuschetto del 26 maggio 2015 – clicca QUI