Il debutto del duo brianzolo degli Electroadda rivela tutta la maturazione dei dodici anni trascorsi in studio in immaginaria compagnia dei loro miti rock.
L’eccessiva eterogeneità della proposta, le diverse direzioni stilistiche che Carlo Frigerio e Leonardo Ronchi perseguono, per qualcuno potrebbe rappresentare un limite ma all’ascolto dell’ e.p. non si può negare che in tutta questa varietà c’è sempre intensità e passione e allora ecco che il ‘limite’ diventa ricchezza o strumento per giungere alla quadra definitiva.
Esaminiamo dunque questo five-pieces che si apre con il singolo A Better Life, una delle cose più Stranglers sentite dai tempi degli Stranglers, con quel synth arpeggiato anche un po’ The Who sul finale ma con il valore aggiunto – essendo gli Electroadda figli del nostro tempo – di una freschezza propria di una band come The War On Drugs.
La matrice più essenzialmente rock and roll si palesa presto con Star Girl, sorta di omaggio garage ai seventies, traccia che per atmosfera sembra estratta dalla serie Vinyl mentre Rabbit’s Hill vira nettamente verso un grunge che conservando un’attitudine psichedelica diventa anche un po’ stoner.
La finale Tired, anticipata da un’intro, si apre alla classicità di un rock senza tempo di stampo stonesiano, adorabile arroganza di chi – anche essendo solo in due – non vuol farsi mancare proprio nulla.
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autore: A.Giulio Magliulo