Non lasciatevi ingannare dall’esordio vocale di Riflessione di Trent’anni-Il nulla, dove per un attimo la voce vi sembrerà quella di Federico Zampaglione. I Fucina 28 sono lontanissimi da quel genere, e con questo nuovo disco, che segue dopo quasi quattro anni il bellissimo esordio autoprodotto di E’ arrivato il tempo, si ritagliano con autorevolezza il loro giusto spazio fra il pop-rock di band emergenti italiane e il rock più assestato e storico di gruppi come Diaframma, CCCP, e, per citare tempi più recenti, Verdena. Pietro Giamattei (ora Peter Kuntz) ne ha fatto di strada, dal paese sannita di San Lorenzello da dove poi è arrivato a Pisa per fondare con Vito Pietrapertosa (chitarra ritmica), Ornella Varvaro (basso), Michele Matula (batteria) i Fucina28, che adesso vedono Andrea Marra alle chitarre e Riccardo Di Paola alla batteria. Il disco è stato prodotto e diretto da Andrea Salvadori, già collaboratore di Francesco Magnelli e Ginevra Di Marco. Colpiscono anzitutto i testi di questo nuovo album, che raccontano di una critica serrata a una generazione che “si uccide per un calcio al pallone ma non sa nemmeno quanto è profondo il mare”, una generazione che fra le mille sopravvivenze quotidiane dimentica, secondo la denuncia di Kunz, le vere emozioni della vita. Si racconta, come dice il sottotitolo, il Nulla, ovvero la sfiducia, l’immobilità, l’inerzia di trentenni e quarantenni (La Pace dei Sensi, Riflessione dei Trent’anni), alle quali si cerca di contrapporre un desiderio di vita, di illuminazione, di lampo, di incanto e innocenza (Nel Paese di Pinocchio, Amore blu, Verde Mare). Più intimisti, ma non meno decisi e forti, i testi di Te Stesso, mentre è dedicato al solito amore sbagliato L’incostanza vol.II, capitolo secondo di un pezzo importante del primo disco. Una citazione a parte merita Terrore, dedicata alla morte di Federico Aldovrandi a Ferrara nel 2005 per mano della polizia, per il quale nel 2009 sono stati condannati a 3 anni e mezzo quattro agenti, ma il dolore, come canta Peter, è ancora tutto lì. Queste autentiche sferzate testuali sono accompagnate da una musica serrata, con sessioni ritmiche precise e nitide, senza fronzoli o virtuosismi alla chitarra, ma con un senso forte della melodia, e con una strumentazione essenziale ma efficace, che fa sgorgare momenti bellissimi come nella parte strumentale di Verde Mare, o nell’attacco di La Pace dei Sensi o di Terrore, sorreggendo dunque con un solido impianto rock e a volte quasi punk una voce che non è proprio rockettara a tutti gli effetti, ma sa tirare fuori grinta e rabbia al momento giusto, con un cantato-quasi parlato che a momenti ricorda il migliore Lindo Ferretti. Senza il sostegno musicale di Andrea, Ornella e Riccardo, il disco forse volegerebbe verso altri orizzonti stilistici, perdendo inevitabilmente la sua connotazione di rabbia e denuncia. Considerato anche il lavoro nel primo album, con questo nuovo disco i Fucina28 si candidano ad occupare un buon posto nel panorama della musica italiana indipendente, e anche se devono molto a band apristrada in questa direzione come i Perturbazione, decisamente compiono una virata in direzione dell’autentico rock. Si tratta ora di attenderli alla prova dei live, ora che c’è anche un repertorio degno di uno spettacolo che si annuncia più che interessante.
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autore: Francesco Postiglione