Arturo Bandini è uno scrittore italo americano alla rincorsa del successo.
In seguito alla pubblicazione della sua prima opera, si trasferisce in cerca di ispirazione a Los Angeles, la città degli angeli che spesso assumono la forma di esseri incantatori dai capelli biondi.
Vive in un piccolo albergo a quattro dollari alla settimana che solo i frequenti interventi celestiali del suo mentore-editore riescono a fargli permettere.
Cerca la sua musa nella veste coriacea, di una palma rinsecchita che troneggia fuori dalla sua finestra.
Siede con la precisione di un impiegato solerte, davanti ad una piccola macchina da scrivere. Rincorrendo i pensieri e le parole come il vento insegue la polvere.
E brama la bruciante costruzione di un racconto che la vita non gli consente ancora di scrivere.
Almeno che non si decida di accoglierla nei modi sfacciati e talvolta sprezzanti di una travolgente passione. Con tanto di epilogo tragico.
Tratto dall’omonimo romanzo di Joe Fante, Chiedi alla Polvere è l’ultimo degli smielati blockbuster made in America.
Un biopic (la storia di Bandini combacia con la biografia di Fante) incapace di muovere le corde della più sdolcinata delle donnine, sorretto da una giunonica Salma Hayek, perfetta nella parte di una donna messicana (pare che non le sia concesso di fare altro) e da un Colin Farrell assolutamente mono-espressivo.
Farà gridare all’oltraggio i più accaniti cultori dell’incompreso autore italo-americano (oggi diventato un cult) e non contribuirà minimamente ad una rivalutazione della sua opera.
Autore: Michela Aprea