I Fuzz Orchestra portano stasera a Napoli il loro recente terzo disco intitolato Morire per la Patria in un live al Cellar Theory a volumi molto alti, e ritroviamo così nello stesso locale il barbuto batterista Paolo Mongardi a poche settimane dal concerto con un’altra sua band, gli Zeus!.
Il trio in giacca e cravatta neri tra psichedelia, sixties fuzz, stoner ed exploitation soundtrack innonda il locale sotterraneo con un bassissimo suono fuzz ruvido ed invadente provocato dalla chitarra gibson diavoletto di Luca Ciffo (ex Bron-y-Aur), che duetta con la batteria estremamente tecnica e visionaria di Mongardi su trame sixties che ricordano i primi Blue Cheer, seventies incentrate sulle soundtrack dei B movies horror e polizieschi, ed ispirate senz’altro anche dal doom e dallo stoner più moderni.
Un contributo significativo lo dà poi Fabio Ferrario, alle manipolazioni sonore, le basi ed il sintetizzatore, arricchendo il suono e stemperando l’impatto altrimenti un po’ ottuso in qualcosa di più vario ed inclassificabile. Musiche interamente strumentali, dunque, con basi e sonorizzazioni tratte da vecchi film e musiche tra le quali spunta anche ad un certo punto anche un Domenico Modugno. Riconosciamo nella tracklist ‘Viene il Vento‘, che su disco vede la partecipazione dell’ex Afterhours Xabier Iriondo, poi ‘Proprietà‘, che su disco è arricchita da un violino suonato dallo stesso Ciffo ed ‘Il Terrorista‘, dal disco del 2009.
Prima dei Fuzz Orchestra i narcotici e sperimentali Fulkanelli fulkanelli.bandcamp.com/ duo anch’esso tutto strumentale formato da Paolo Mongardi alla batteria e Kristian Helio Naldi alla chitarra elettrica, con un suono oscuro ed ipnotico presentano i 3 lunghi e cadenzati brani del loro recente EP, intitolati ‘Alambiko’, ‘Kompasso’ ed ‘Inkiostro’. Sicuramente consistenti e caratteristici, con una mistura di apocalyptic folk, doom ed ambient piuttosto personale, i Fulkanelli non riescono però stasera a spiccare il volo lasciandoci una duratura emozione.
In apertura della serata il giovanissimo quartetto napoletano Windrone ha raccolto tanti consensi con un metal dal suono moderno ultra compatto ed un basso elettrico ben padroneggiato malgrado il suono mostruoso; ancora leggermente scolastici e non abbastanza cattivi, sono già un miracolo di precisione e suono giusto, per la giovane età; i Windrone promettono molto bene, in una scena metal partenopea attualmente quasi inesistente.
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autore: Fausto Turi