È quasi notte, fa freddo, il sonno è tanto e domani la sveglia suonerà inevitabilmente. Ma qualcosa mi mantiene sveglio e mi regala un sorriso che mi rimane spiaccicato in volto per un po’ di tempo.
Qualcosa mi rende felice. I Kramers mi rendono felice e che piacevole scoperta che sono. Sono un gruppo giovane, fresco e con tanta voglia di giocare le proprio carte. Tremendamente orecchiabili sembrano aver imparato alla perfezione la lezione della migliore scuola electro-pop. Sonorità intriganti, ritornelli che non escono facilmente dalla testa e brani che nei live potrebbero diventare una loro chiave importante.
In alcuni tratti ricordano molto un’altra band che riempie da un sacco d’anni il vasto panorama underground italiano: i Jolaurlo. Come loro appartengono a quella schiera d’artisti che fanno dei synth uno dei loro marchi e come loro hanno una voce femminile che caratterizza molto la band (anche se a differenza dei synth che spesso sono utilizzati in maniera “simile”, l’impostazione di Marzia dei Jola è totalmente diversa da quella di Giulia dei Kramers).
Un disco dal chiaro taglio internazionale: i suoni e la produzione denotano la voglia di avvicinarsi alla realtà electro estera. Onestamente credo che in mezzo a tanti nomi che vanno e vengono i Kramers non sfigurerebbero proponendo un lavoro come “Warum Warum Ist Die Banane Krumm?”, anche se non sono assenti i punti deboli e le soluzioni banali in alcune canzoni del disco (gli ultimi due brani sembrano sottotono).
Sembra un incontro fra i The Kills e gli ottimi, ma poco conosciuti Delorean, rivoluzionato dalla carica che appartiene al gruppo genovese.
Forse in alcuni brani ci sono dei dilungamenti evitabili, ma la qualità c’è. Non dico che sarà il disco dell’anno o che i Kramers saranno la rivelazione del 2012. Dico solo che, soprattutto se siete appassionati dell’indie-rock avvolto dall’elettronica, un ascolto a questa prima prova dei Kramers dovreste darlo.
Magari non ve ne innamorerete, ma quanto meno avrete ascoltato un disco genuino che, chissà, farà sorridere anche voi.
Autore: Franco Galato