Evolversi restando dentro i confini di tempo e di generi.
Così, i Superchunk (Mac McCaughan – chitarre, voce e piano; Jim Wilbur – chitarre; Jon Wurster – batteria; Laura Ballance – basso) pubblicano “Wild Loneliness” (Merge).
Ben lontani dal “No Pocky for Kitty”, loro seconda uscita di circa trent’anni fa (correva l’anno 1991), il gruppo del North Carolina dà alle stampe un gradevolissimo disco di indie rock, pieno di ospiti illustri, morbido, orecchiabile e da tonalità, in ossimoro con i titoli, più “dolci” che decadenti.
Apre “Wild Loneliness” la ballata/canzone “City of Dead”, che non disdegna “echi” di archi (il brano vede la partecipazione di Owen Pallett) e un “sopito” assolo di chitarra.
“Endless summer” è esatta nella sua compitezza, suggellata da un incipit in riff di gusto (è il primo singolo uscito, accompagnato da un video e che vede alle voci anche Norman Blake e Raymond McGinley dei Teenage Fanclub).
“On the floor” (con Franklin Bruno – Nothing Painted Blue – al piano e Mike Mills – R.E.M. – alla voce) prosegue la strada intrapresa, prima che “Highly Suspect”, con una sezione di fiati (grazie a Kelly Pratt dei Beirut), soffi e spinga verso “Set it aside” e con essa l’ascoltatore tra solchi più trasognati.
In un disco compatto e coerente spiccano ancora “The night”, che si pregia della voce di Tracyanne Campbell (Camera Obscura), il brano eponimo con il sassofono di Andy Stack (Wye Oak) e “If You’re Not Dark” con Sharon Van Etten.
autore: Marco Sica