James Siegfried, meglio conosciuto come James Chance con i Contortions o come James White (evidente citazione/tributo a James Brown) con i Blacks, assembla ora questi Terminal City che altro non sono se non i Contortions riunitisi negli anni duemila e The Fix Is In è la riedizione (limitata) europea (insieme a quella francese de Le Son du Maquis) in vinile della relativa versione giapponese del 2006, a titolo Down and Dirty.
James Chance è un personaggio davvero emblematico: tanto forti le sue pulsioni alla rottura (se non è No New York il disco di rottura degli anni settanta allora ditemi quale..) quanto legato ed amante delle tradizioni di scuola nera, dal funky alla dance al jazz.
Dimenticate ora l’aspetto avanguardista, o meglio, di quello conservatene solo l’ironia, poi prendete tutto quello che c’è di più stiloso tra il soul ed il be-bop, prendete il cinema degli anni ’40 e sprofondate in queste atmosfere magnificamente, perdutamente newyorkesi.
All’inizio (Down and Dirty) sembra uno scherzo jazz, ma dopo qualche minuto ci si rende conto che si fa sul serio con i fiati già su di giri ed un vibrafono che apre ad un sax supercool.
Rapiti dalla sua sinuosità quasi non ci si accorge dell’entrata della chitarra, jazzosissima anch’essa. La voce di Chance è molto ‘impostata’, alla Minnie the Moocher per intendersi, ma non è la parte cantata a predominare.
Devilish Angel entra con un contrabbasso felpato, la voce è più ispirata e grave, ma ancora si fatica a scrollarsi dall’idea di un divertissement. Anche qui c’è un vibrafono cristallino a fare da bridge, ben supportato da elegantissime percussioni. Questa band fa uno sfoggio di classe tale da richiamare l’attenzione dei jazzofili puristi più incalliti. Un organo in coda, se già non bastasse quel che c’è, fa di questa traccia una delle migliori del disco.
The Fix Is In, al calare delle primi luci della sera, ci obbliga ad indossare il nostro miglior gessato, indurire la mascella, versarci del bourbon, accenderci una Lucky Strike e costringere la nostra bionda con acconciatura a banana ad un conturbante guancia a guancia, noncuranti delle pallottole che mille gangsters in agguato son pronti a ficcarci in pancia.
Il solo di sax stridulo dura almeno la metà del brano ed il brano dura sette minuti: cinematico. Chance è tutto un fremito di gridolini, spasmi e borbottii alla James Brown ed è in questo andare vocalmente sopra le righe che si rintracciano le origini del nostro soul man. E’ anche la traccia più catchy dell’album.
Con The Street With No Name siamo in piena downtown, intro killer con sax diabolico e chitarra ferrosa, voce da ‘mille luci su Broadway’, lenta e compassata, viziosa, viziata, tentatrice.
Dieci elementi che formano una big band senza esserlo. Voglia di riprendersi tutta la collezione Stax e Motown, tutto il be-bop ed il cool jazz che ci siamo persi per star dietro a chitarre elettriche e sintetizzatori. Qui si suda da fermi, solo muovendo il piede e ciondolando la testa. Se la sente Tom Waits la fregherà sicuramente.
Blonde Ice e Chance’s Mood svelano quanto forti e sincere siano le passioni di James Chance.
La prima, compassata e difficile da cantare (sembra quasi stonare) quanto può essere tecnicamente difficile il canto jazz, con il pianoforte che sciorina con generosità e competenza cascate di note e l’immancabile solo di sax, stavolta basso; la seconda, ancora intima e confidenziale e spinta anch’essa verso un bop notturno e romantico quanto solitario e atemporale.
Chiude The Set Up in linea con tutta l’opera ma al tempo stesso deviante per l’aggiunta sul discreto tessuto pianistico di una tastierina che sembra quasi midi.
Come farà questo disco a conquistare i funksters epilettici, i dancefloor alternativi e gli amanti delle avanguardie post-blank generation? Semplice: non lo farà mai, ma in compenso la credibilità che potrebbe acquisire presso gli ascoltatori di jazz tout-court potrebbe essere sorprendentemente inimmaginabile: basta non fidarsi troppo del personaggio (c’è ancora chi fatica a comprendere No New York) .
Meriti ed onori anche ad Interbang che – dopo gli ottimi Hugo Race e Sacri Cuori – continua a pubblicare dischi ed artisti di qualità eccelsa.
James Chance – Sax Machine from Julien Perrin on Vimeo.
Autore: A.Giulio Magliulo
www.interbangrecords.com/artists/jameschance/