Giunti al fatidico terzo disco, gli Appaloosa hanno finalmente trovato la loro definitiva strada. A quattro anni dal disco precedente il quartetto livornese ha rafforzato la propria tendenza al funk-noise più o meno ‘screziato’. Con questo disco si può anche ballare; ma non c’è sempre da stare allegri perché molto spesso dietro i ritmi da dancefloor si celano richiami inquietanti, e la stessa copertina lo dimostra. La base funk è presente in tutte le nove tracce e da questa poi gli Appaloosa prendono varie strade, per esempio: “Tg” è un omaggio tanto ai Led Zeppelin, quanto ai Rosolina Mar, o “Chinatown panda”, con quel fare orientaleggiante, parte quasi estatica per poi intensificarsi ed alternare momenti scuri ad altri piacevolmente prog. Mai domi gli Appaloosa spaziano dai ritmi electro-dance a metà strada tra Moby ed i Motel Connection, in “Mons royal rumbe”, al punk-industrial di “Genny” o riscaldano la temperatura ambientale con “Civilizzare”. Infine da segnalare che aldisco partecipa un ospite speciale vale adire Appino frontman degli Zen Circus che presta la sua voce per l’unico brano non strumentale, “Glù”, traccia martellante ed ipnotica con una coda dark che non è per niente “rassicurante” e mette un bel po di dubbi esistenziali.
Autore: Vittorio Lannutti