Probabilmente non è solo il fascino esotico dell’italiano a colpire. E forse nemmeno la giovane età (19 anni), così acerba ma sufficiente a mettere in mostra una voce ruvida e particolarmente interessante. Paolo Nutini è la next big thing di provenienza UK. La storia è di quelle che solo in terra d’Albione si possono ascoltare. Festa di un famoso Dj, un ospite acclamato ritarda e il ragazzo italo scozzese si trova, per uno scherzo del destino e l’intrattenimento da parte del Dj, a cantare per la prima volta davanti a una platea. Consensi, plausi e il resto si può intuire facilmente. Contratto con l’Atlantic, ottime posizioni nelle classifiche e apertura viennese nel tour degli Stones.“These Streets” è il disco d’esordio. Prodotto da Ken Nelson (già al lavoro con i Coldplay), esce in UK a luglio e solo a fine Settembre dalle nostre parti. Le influenze di Paolo Nutini sono il folk, il soul, Van Morrison nonché gruppi e artisti storici come The Beatles, Pink Floyd, U2. Il risultato del lavoro è un disco ben congeniato che senza strafare negli arrangiamenti riesce a toccare diverse corde dell’animo, emozionando anche con un fare a volte ruffiano. Poche chitarre elettriche, canzoni costruite essenzialmente sulle ritmiche acustiche e il piano (anche elettrico). Basta poco perché poi c’è una notevole voce a fare il resto: calda, strappata, ruvida e ispirata. Il valore aggiunto di questo disco sembra essere la capacità di coniugare la semplicità delle canzoni (dirette anche nelle tematiche, problemi adolescenziali e intoppi nel percorso della vita) e una vocalità estremamente interessante, sulla quale è stato fatto un ottimo lavoro di armonizzazione. “White Lies” è l’esempio di quanto detto: solo un pianoforte, un violoncello e qualche ricamo di chitarra, il resto è voce che svetta su melodie perfettamente costruite. Momenti da retrò soul sono evidenti in “Loving You” e “New Shoes”, essenziali e spogli ma in perfetta armonia con la tradizione, mentre il folk di “These Streets” risponde alla sensibilità pop del singolo “Last Request” o “Million Faces”. “Jenny Don’t Be Hasty” apre in modo graffiante il disco e “Rewind” è una rivisitazione folk-pop degli U2 di “With Or Withou You”: un disco vario che mantiene desta l’attenzione, facendosi ascoltare piacevolmente. Adesso vedremo se Paolo Nutini farà la stessa fine che si è scelto James Blunt, sempre più lontano dalla purezza degli esordi e sempre più vicino al gossip e alle nuove tendenze poppettare.
Autore: Stefano De Stefano