“L’acustica perfetta” di Daria Bignardi
Casa Editrice: Mondadori
Anno pubblicazione: 2012
N. pagine: 204
Prezzo: € 18,00
“Ricomincio da tre” è un titolo che è rimasto nel cuore di molti – non solo partenopei – e lascia presupporre che l’opera terza sia generalmente buona, soprattutto dopo un brillante esordio. Temo questo non si possa dire nel caso di Daria Bignardi, autrice di due bei romanzi prima di questo.
“L’acustica perfetta” parte da un’idea già di per sé inflazionata, ossia la relazione apparentemente solida e felice tra due persone, che si conoscono da sempre, sono sposate da oltre dieci anni e hanno messo al mondo tre figli.
Lei, Sara, molto sensibile, piena di lati oscuri e di cose non dette; lui, Arno, estremamente concentrato sul proprio lavoro di musicista (da qui il titolo del romanzo), soddisfatto della sua vita e convinto che vada tutto bene. Ménage familiare senza scossoni particolari, fino a quando, una mattina a quattro giorni dal Natale, Arno trova sul tavolo di cucina un biglietto di Sara, che annuncia di essere andata via perché ha bisogno di un po’ di tempo per sé. Quello che, inizialmente, sembra uno scherzo, si trasforma in breve in un vero rompicapo per quest’uomo che si ritrova a cercare la propria moglie ma che, ben presto, si rende conto di essere di fronte a un’impresa più grande di lui.
Arno Sara non l’ha mai conosciuta fino in fondo. Si è innamorato dell’idea che si era fatto di lei, senza preoccuparsi di capire quale fosse la sua personalità e senza nemmeno immaginare tutte le piccole crepe che si erano formate sul suo animo nel corso degli anni. A rendere la storia ancora più complicata da dipanare, contribuisce anche la decisione dell’autrice di volersi calare in un personaggio maschile e di innalzarlo al ruolo di narratore.
Il pensiero di Arno è macchinoso e inutilmente contorto perché è costretto a parlare con un linguaggio che non gli appartiene. L’idea tutta femminile di voler infondere superficialità ad un personaggio maschile risulta troppo evidente; il tentativo di dipingere Arno come l’unico estraneo in tutta la vicenda, quello che non vede, non sente, non si accorge di nulla, mentre per gli altri le cose sono sempre state più che palesi, risulta quasi abbagliante, tanto da far perdere completamente il filo della narrazione.
La storia, infatti, resta in sospeso: Sara non torna a casa e non si capisce bene a quale destino si affidi e Arno resta immerso tra i dubbi, dopo aver scoperchiato tanti piccoli vasi di Pandora.
Insomma, l’acustica non è perfetta, il ritmo altalenante e in conclusione si percepisce solo una prolungata nota stonata.
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autore: Flavia Vitale