Dopo pochi mesi di assenza dall’Italia (c’erano stati già assaggi della tourné del nuovo album a giugno in alcuni festival a Roma, Lucca e Torino) i Placebo sono tornati in un’arena a loro interamente dedicata, il Mazdapalace di Milano, per bissare poi prossimamente a Jesolo e Verona a fine novembre. L’appuntamento è di quelli che fanno gola: l’ultimo album dei Placebo, Meds, è probabilmente il loro disco migliore o comunque ci arriva assai vicino. E la performance dal vivo decisamente non delude: l’inizio è tutto incentrato sui nuovi pezzi, con una sciorinata frenetica di Infrared, Meds, Because i want you, Drag, Space monkey. E se Infrared e Drag deludono un po’ dal vivo, a tirare su il pubblico ci pensano gli altri pezzi, specialmente Space monkey e Because I want you. L’atmosfera si scalda poi con un arrangiamento inedito e rockeggiante di Sleeping with ghosts, dall’omonimo album precedente, per ritornare poi sul nuovo con Songs to say goodbye e Follow the cops back home, un lento melodico che interrompe un ritmo frenetico e quasi incessante di chitarre assordanti suonate in puro stile punk. La temperatura sale poi con il primo dei classici, Every you and every me, seguito dalla dolce e grintosa Special needs. Si ritorna al nuovo, con la sorpresa della serata, una One of a kind che se da studio non è decisamente da segnalarsi come il pezzo migliore del nuovo disco, dal vivo rende egregiamente complice l’interpretazione accalorata di Brian Molko. Seguono Without you i’m nothing e bionic, e qui i Placebo pescano dai primi due album, e poi Blind ancora dal nuovo.
Ma il concerto esplode con Special k e Bitter end, che esaltano la platea e la fanno volare verso livelli di entusiasmo altissimi.
Giunge il momento dei bis: se lo aggiudicano Taste in men e, a conclusione, Twenty years, in versione tiratissima, che dura quasi dieci minuti ininterrotti di colpi violenti su grancassa e piatti, e schitarrate a piene mani. Il concerto si chiude qui (forse un po’ troppo presto) senza Pure morning e Slave to the wage, che dovevano essere due delle track “intoccabili”, ma non c’è molto spazio per la delusione: il concerto è un grande revival del punk melodico a livelli altissimi di preparazione. Il bassista Stefan Olsdal è inaspettatamente un ‘personaggione’ che gareggia con Molko a tenere il palco e infiammare la platea, il batterista Steven Hewitt è un fenomeno di precisione e presenza, e lo stesso Molko ha una voce che non viene meno nemmeno per un attimo ed è molto, molto professionale nello studio del sound adatto. Velocità, ritmo, energia, rabbia sono le parole chiave di questa performance, che candida i Placebo ad essere tra i testimonial del presente e forse del futuro della musica rock.
Autore: Francesco Postiglione
www.placeboworld.co.uk