E’ tornato il TOdays festival, per il secondo anno consecutivo, il festival che segna la fine dell’estate e anima Torino nell’ultimo caldissimo week end di agosto.
Location principale lo storico locale di concerti Spazio 211 e, insieme a lui, l’area di via Francesco Cigna, in barriera di Milano, zona periferica ma in grande fase di rivalutazione.
Il Museo Ettore Fico e la novità di quest’anno, la ex – Fabbrica Incit (Open Incit) , le altre due venue, insieme al Parco Pecci, sempre in zona, bellissima location all’aperto che ha ospitato il suggestivo spettacolo di Teo Theardo e Elio Germano la domenica pomeriggio.
Ma andiamo per gradi e proviamo a raccontarvi day by day il festival, in particolare l’aria che si respirava in questi pomeriggi di fine estate e quello che di interessante abbiamo visto.
Venerdì
A dare inizio ai live allo Spazio 211, sul calar del sole, i torinesi Niagara, duo elettronico all’attivo con il primo album Otto, dal 2013 e il più recente Hyperocean che introducono l’atteso live di IOSONOUNCANE. Suggestivo come sempre ascoltare dal vivo l’interpretazione sempre nuova e reinventata del concept album DIE. Un’esplosione di ritmo e atmosfere ancestrali. Un richiamo alla sua terra d’origine, la Sardegna, in cui si percepisce tutta la potenza della terra, del mare, della tradizione. Una performance bellissima, condita da un impianto elettronico importante, e da cori, chitarre, campanacci.
A seguire gli M83 con il loro live sfafillante, luminoso, dream pop e sonorità e balletti rubati agli anni 90. I francesi di Antibes , Nicolas Fromageau e Anthony Gonzalez, infiammano il pubblico con le loro hit, tra cui Midnight city , Wait.
Temporeggiamo e ascoltiamo l’intero live degli M83, tanto da non fare in tempo e perderci la performance dell’ormai star mainstream Calcutta, che, per l’occasione, ha portato con sé un coro gospel. Il Museo Ettore Fico è troppo piccolo per ospitare tutto il pubblico, dato che l’evento è aperto a tutti. Una scelta non troppo attenta dell’organizzazione, a mio avviso, che avrebbe potuto riservare una location diversa dati i numeri, e accontentato molte più persone.
Ci spostiamo nella ex Fabbrica Incet, oggi centro polifunzionale per l’imprenditorialità giovanile (Open Incet).
In apertura Paolo Spaccamonti, chitarrista e compositore torinese, sicuramente oggi uno dei musicisti più interessanti del panorama contemporaneo, con la sua opera sperimenta: audio e video si sovrappongono in una performance concettuale che non stravolge i canoni melodici.
In conclusione di questa giornata di TOdays, il tanto atteso regista e compositore quasi settantenne, John Carpenter (nella foto), che con la sua opera esplora le reazioni e la resistenza dell’uomo nei confronti del Male, sia esso stabilitosi nella religione, nello straniero venuto dallo spazio, nella politica, nella lotta per la sopravvivenza, nella paranoia contemporanea, nell’esplorazione di mondi paralleli.
In questo live riassume tutta la sua storia da regista e musicista, ben quarant’anni di colonne sonore accompagnate da immagini dei suoi film. Il pubblico è estasiato e immerso in questa atmosfera horror angosciante, dalle sonorità progressive e cupe.
Sabato
Il sabato inizia con i live degli Stearica, storica formazione torinese: basso-batteria-chitarra. A seguire i romani Giuda, oramai votati ad un mercato più internazionali che italiano.
Il pubblico di questa giornata di festival è estremamente caratteristico: creste, giubbini di pelle nonostante il caldo di fine agosto, borchie. Sono i fan dei JAMC.
La rivelazione della serata è Francesco Motta, ex leader dei Criminal Jokers, all’attivo con il suo primo album solista La fine dei vent’anni. Dal vivo è bravo, coinvolgente. I suoi brani rigorosamente in italiano hanno uno spessore unico.
Motta scrive canzoni concrete e le canta con potenza, forza. E’ capace di arrivare dritto verso il profondo. La produzione Senigallia è il timbro di riconoscimento di alcuni brani (Prima o poi ci passerà). Motta suona prima del suo gruppo preferito, è visibilmente emozionato.
Salgono sul palco Jesus and Mary Chain.
I fratelli Reid si fanno attendere parecchio, l’inizio della performance è sfortunato dati i problemi tecnici e il conseguente disappunto di Jim, noto per la sua simpatia, insiste, insulta i fonici, lancia via gli auricolari.
Un live per nostalgici, ha richiamato un pubblico proveniente da tutta Italia, composto e impeccabile. Luci basse , buio sul palco. Il retropalco che celebra il trentennale di Psychocandy, pietra miliare, album precursore del genere shoegaze. L‘album fondeva le due primarie influenze dei fratelli Reid, ossia gli Stooges e i Velvet Underground per la loro furia chitarristica da una parte, il pop dall’altra. A seguire Upside Down, Never Understand, You Trip Me Up, Just Like Honey. Performance costruita su accordi semplici, strati di feedback e distorsioni. Un pop nevrotico, immerso totalmente negli ’80, canzoni scarne, riverberi, arrangiamenti post punk e noise.
Andiamo via dallo Spazio un po’ prima della fine del concerto per assistere al live audio video di Atom™ e Robyn Fox : Double Vision. Una performance in cui ricerca sonora, tecnologia laser e videoarte interagiscono trasversalmente. Realizzato per la prima volta per Unsound Festival, il progetto è frutto dell’incontro tra Uwe Schmidt alias Atom™ e il media artist australiano Robin Fox. Nel corso della performance, Fox manovra dal vivo 3 laser RGB, i cui suoni vengono campionati e processati in diretta, in una struttura sonora techno elaborata da Atom™.
Restiamo senza fiato. Forse uno dei live più belli del festival.
Nell’ex INCET ci aspetta il live ive de i Cani, che ripercorrono tutta la loro storia e il loro repertorio, ma in realtà non stiamo più nella pelle e vogliamo assolutamente assistere al nuovissimo live dei Soulwax (nella foto) per la prima volta con tre batteristi sul palco (di cui una è donna).
I fratelli David e Stephen Dewaele, si cimentano nel classico live jam del loro repertorio. Insieme ai loro pezzi storici, la colonna sonora di Belgica, il nuovo film del regista candidato agli Oscar Felix Van Groeningen, loro recente lavoro. Un live a tratti metal, dato l’impianto forte delle batterie e la presenza di Igor Cavalera, ex dei Sepultura.
Igor ha infatti iniziato una serie di collaborazioni illustri nel campo della musica electro europea con dj del calibro di Erol Alkan e Boys Noize oltre all’amicizia che lo lega con i fratelli Deawaele.
Sembrano venuti da un altro pianeta, vestiti di bianco, un palco freddo, minimale. Il sound è ovviamente dance, ma con un suono più ruvido e rock del solito. Un ritmo travolgente che infiamma il pubblico sul finire di questa seconda giornata di festival
Domenica
La domenica al Parco Pecci, in una cornice industriale dismessa, Teo Theardo e Elio Germano, insieme a 30 percussionisti, ripercorrono alcuni frammenti del Viaggio al termine della notte di Céline. Una bellissima lettura e interpretazione di Elio Germano, le note di Theo Teardo, tra archi, chitarra, elettronica e percussioni, rendono alla perfezione la disperazione grottesca dell’opera, la miseria morale e umana, in un susseguirsi di musica e versi, di voce e suoni.
Ci spostiamo nuovamente allo Spazio per gli ultimi concerti:
Ad attenderci la psichedelia anni settanta di The Brian Jonestown Massacre.
Il pubblico si fa poi più numeroso per i Local Natives: il gruppo californiano guidato da Taylor Rice spazia tra il folk dei primi lavori ai brani più pop ed emotivi. Chitarre, falsetti, cori, atmosfere coinvolgenti e intense. Un live non particolarmente entusiasmante, ma sicuramente piacevole.
I Crystal Fighters sono la vera rivelazione della serata, per niente sobri, trash e coloratissimi sul palco (un crogiolo di rose, piante, fiori), trasmettono la giusta dose di allegria per rendere speciale il finale del festival. Dalla famosissima I love London ad altri brani tratti dall’ultimo album Star of Love. Assordanti e spensierati.
In chiusura la psichedelia dei Goat (nella foto), collettivo originario di un piccolo paesino svedese abitato da seicento anime: maschere e tuniche africane. Una commistione di psichedelia e world music, afro beat e musica etnica innestata su metriche rock e funk, tutto fortemente incentrato sul concetto di ripetizione. Ipnotici.
Si conclude così anche questa edizione del festival, che cresce ogni anno e si arricchisce di suggestioni, location nuove in zone da rivalutare, di ritmi nuovi, tra gruppi del passato e novità di oggi. Viva il TOdays.
http://www.todaysfestival.com/
https://www.facebook.com/TOdaysfestival/
autrice: Sara Ferraiolo
TOdays Festival – 28 agosto 2016 from Todays Festival on Vimeo.
TOdays festival – 27 agosto 2016 from Todays Festival on Vimeo.
TOdays festival – 26 agosto 2016 from Todays Festival on Vimeo.