La buona notizia è che quattro anni non sono passati invano: dopo il non entusiasmante album omonimo del 2010 che faceva ipotizzare un esaurimento della vena creativa di Banks e Kessler, arriva a inaugurare l’autunno musicale del 2014 il quinto album, El Pintor, che si presenta come un grande ritorno.
Ritorno alle origini, anzitutto: nel corso dei suoi 10 pezzi, El Pintor si presenta quasi come una ricostruzione in musica della carriera, fin qui brillantissima, della band newyorkese, salutata a inizi del millennio, non a torto, come la capostipite della nuova new wave e dell’indie rock statunitense.
L’inizio folgorante di All the Rage Back Home e di seguito My Desire proietta subito fan e ascoltatori attenti allo stile dell’indimenticato e indimenticabile Turn on the Bright Lights, primo e tuttora migliore album della band, mentre Anywhere e My Blue Supreme richiamano le atmosfere più strutturate e complesse di Our Love to Admire, lasciando a Same Town New Story il compito di completare le citazioni richiamando Antics.
Siamo a metà album è già si può essere soddisfatti: gli Interpol sono tornati, vivi e vegeti, con una musica sicuramente più frizzante e brillante di quanto lasciato nell’album precedente, dove a salvarsi erano solo Lights e pochissimi altri pezzi.
Non è finita: Everything is Wrong, Ancient Ways e Breaker 1 tornano a citare Turn On The Bright Lights, anche se in Everything is Wrong il riff primario (che deve moltissimo a City of Blinding Lights degli U2) sembra segnare una linea melodica inesplorata fin qui dalla band.
Daniel Kessler alla chitarra, Samuel Fogarino alla batteria, e Paul Banks (voce, chitarra), utilizzato qui anche come bassista dopo l’addio amichevole di Carlos Dengler, hanno confezionato perciò un prodotto valido, che aveva un compito solo da eseguire ed è stato eseguito: far dimenticare l’immediato precedente, e riportare i fan e la critica agli entusiasmi generati dagli esordi.
E se la strategia di chiamare l’album di metà carriera col proprio nome per dare un segnale del tipo “Siamo tornati e siamo di nuovo noi” era già stata usata (e sprecata) col precedente album, con non poca arguzia Banks e compagni decidono di riaddattarla utilizzando un anagramma del loro nome per rimandare di nuovo il messaggio: El Pintor, ovvero Interpol, ovvero siamo tornati (e stavolta sul serio).
Non è stato facile tuttavia: racconta Kessler che durante i quattro anni che hanno segnato la separazione di Dengler (uno dei primi componenti) l’idea di non tornare più è stata ventilata, però adesso i tre newyorkesi rimasti (che, fatto singolare, si sono conosciuti negli anni universitari, tutti con l’aspirazione alla carriera accademica) si definiscono “come gli isotopi di un atomo abbandonato da elettroni: più radioattivi”.
Registrato agli Electric Lady Studios and Atomic Sound a New York, prodotto da James Brown (Foo Fighters, Arctic Monkeys) e Alan Moulder (My Bloody Valentine, Nine Inch Nails) e masterizzato da Greg Calbi, l’album offre anche numerose collaborazioni prestigiose: Brandon Curtis (The Secret Machines) alle tastiere in nove canzoni, Beck alle tastiera in Tidal Wave e Rob Moose (Bon Iver) alla viola e al violino in Twice as Hard.
Molto carichi i membri della band, e naturalmente l’etichetta Matador/Cooperative che li produce, anche per quanto riguarda il tour dal vivo, pensato in grande proprio per riportare gli Interpol, giudicati dall’editore di NME Mike Williams come “una delle più importanti band newyorkes di sempre”, ai vertici del rock mondiale: suoneranno a giugno a Glastonbury, hanno già un sold out per il London’s Electric Ballroom il 25 giugno, e hanno già tappe programmate a Splendour In The Grass (Australia), Optimus Alive (Portogallo), e soprattutto il Lollapalooza Festival.
E in Italia? Per ora una sola data, annunciata addirittura a metà luglio: al Fabrique di Milano, il 30 gennaio, prezzo 33 euro.
Insomma un ritorno in grande, con un Banks in grande spolvero alla voce: c’è da dire però che il miglior pregio di El Pintor, ovvero il suo richiamarsi direttamente alle origini stilistiche della band, è anche il suo unico e (per ora) piccolo difetto: nel senso che gli Interpol ripropongono la loro musica, tal quale com’è e come è sempre stata. I cenni di sperimentazione presenti nell’album solita di Banks (anche questo omonimo) uscito due anni fa sono qui del tutto assenti: non che avessero convinto del tutto, ma almeno rappresentavano un esperimento da poter provare per aggiungere alla solidità dello stile Interpol qualche variazione sul tema.
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autore: Francesco Postiglione
Tracklist:
1. All the Rage Back Home
2. My Desire
3. Anywhere
4. Same Town, New Story
5. My Blue Supreme
6. Everything is Wrong
7. Breaker 1
8. Ancient Ways
9. Tidal Wave
10. Twice as Hard