Con un po’ di ritardo procediamo all’ascolto di questo terzo disco dei Chroma Key di Kevin Moore – nientemeno il tastierista dei prog metal Dream Theater, che qui sfoga la propria passione davvero insospettabile per l’elettronica ambient… – che già da un po’ avrete visto in giro nelle vetrine dei negozi specializzati in questo tipo di musica. Kevin dev’essere un tipo irrequieto, e lo dimostra anche la sua scelta di trasferirsi – due anni fa – ad Istambul, subendo inevitabilmente il fascino delle sonorità pop turche peraltro qui ben presenti, ed arricchendo così ulteriormente la sua formazione musicale.
Come già in passato, anche in questo G.M.H. i Chroma Key partono dalla visione di un vecchio film e tentano di prendere ispirazione per realizzarne in tutta libertà una sorta di colonna sonora alternativa, nella quale i suoni rispecchino le sensazioni provocate dalle immagini senza tuttavia esser costretti a rispettare a forza i tanti limiti, indicazioni, restrizioni e pretese che il regista di turno può avanzare quando t’affida le musiche di un film di prossima uscita. Ed il film è, stavolta, “Age 13” del 1955 per la regia di Arthur Swerdloff, e la malinconica trama è splendidamente sintetizzata nel sottotitolo in copertina di questa colonna sonora non-originale: “in his lonliness and out of his longing, an idea occurred to Andrew: if he could fix his mother’s radio, perhaps he could bring her back to life”: una sfida romantica ed impossibile per un bambino sognatore e solo, dunque.
Complesso il procedimento creativo seguito dai Chroma Key, che a quanto pare passa anche attraverso il rallentamento delle immagini sullo schermo da cui prendere spunto, e così approda a composizioni dilatate che a questo punto, immaginiamo, non sono più granchè adatte ad accompagnare realmente l’opera, la quale è ridotta appunto a semplice spunto iniziale, ma del resto i Chroma Key mirano alla realizzazione di canzoni e strumentali che abbiano autonomia e senso compiuto: altra differenza con molte colonne sonore originali fatte di semplici spezzoni sonori il cui acquisto spesso ci lascia magari delusi. Qui l’architettura ricorda le colonne sonore realizzate dai Pink Floyd attorno al 1970, con vere e proprie canzoni (beh, certo: quelle di Roger Waters & Co. sono divenute col tempo praticamente immortali…) e suoni d’atmosfera quali lo scrosciare della pioggia in conclusione dei pezzi che pure fa tanto psichedelia delle origini…
Elettronica minimale e tastiere, uno sporadico ricorso a chitarra acustica o pianoforte con drum machine, ambient tra Pink Floyd e Sigur Ros, sporadiche atmosfere folkloriche turche che ricordano certi classici acustici dei Led Zeppelin, la splendida, davvero splendida elettronica da music club berlinese di ‘Come in, Over’, e poi timide incursioni nel post rock nei brani cantati, per quattordici tracce in 54 minuti di durata complessiva più un bonus DVD nella edizione limitata con il film “Age 13”, rendono il disco appetibile per gli appassionati di elettronica di sottofondo.
Autore: Fausto Turi