Il palco pomeridiano del Neapolis Festival è ormai da anni meta ambita di tutte le band emergenti campane e nazionali, e quest’anno s’è data a tutti la speranza di calcarlo attraverso il percorso del contest Destinazione Neapolis. Dopo una preselezione delle band che si erano candidate (ndr. oltre 250 band in dieci giorni), si sono sfidate in modalità Contest sul palco del Duel:Beat di Agnano, in quattro serate complessive, ben nove band emergenti: Nouer, Silvership, Low Fi, Revenaz Quartet, Auslander, SBAM, No Strings Left. Alla fine l’hanno spuntata i NewYorkNewYork ed i The ShakandSpeares che con merito entrano nella programmazione della quindicesima edizione del Neapolis.
Incontro i componenti delle band vincitrici nelle primissime ore susseguenti la finalissima e mi risulta subito chiaro che l’euforia la fa ancora da padrona indiscussa.
Christian e Vincenzo dei NewYork NewYork da un lato e Al, Louis, Max e Frank degli The Shak&Speares dall’altro, rappresentano una mescolanza di colori ed anime eterogenee fra loro, ma che danno l’idea di un gruppo affiatato. La passione per la musica è un collante micidiale ed infatti questi ragazzi che fino a poche settimane prima erano totalmente ignari dell’esistenza l’uno dell’altro, ora si presentano ai miei occhi come una compagnia goliardica e sembra di parlare con un’unica band. Entrambe suonano insieme da meno di un anno, ma mentre Christian e Vincenzo sono pressochè alla prima esperienza come formazione musicale provenendo soprattutto da esperienze teatrali (ndr. collaborazioni con la compagnia teatrale indipendente Tirabusciò), i componenti shak&speariani provengono tutti da altri progetti come gli “El-Ghor”, “Condizione Danzante” e la “Banda del Bartolongo”. Nonostante stiano nel pieno di quel processo che si può definire come “Inizi”, sia i Newyorkini che gli Shak hanno alle loro spalle un’esperienza live importante: i primi hanno suonato nella manifestazione di musica elettronica “Kaleidoscope Festival 2010” mentre i secondi hanno calcato il palco insieme agli “Orange” nel loro live napoletano tenutosi ad Aprile.
I loro generi sono totalmente diversi, Vincenzo e Christian fanno un electro dal piglio punk, un collage sonoro che mescola taglienti linee di synth, suoni per bambini, atmosfere da rave, musica concreta, psichedelica, con spirito no-sense e passione per l’improvvisazione, mentre Al, Louis, Max e Frank formano una band indie-folk-punk dall’approccio naif.
L’organizzazione del Neapolis ha stabilito che ad esibirsi il 10 Luglio nella location dell’Acciaieria Sonora con gli Underworld, Hercules and love Affair, Battles ed i Crocodiles saranno i NewYorkNewYork e chiediamo a Christian cosa ne pensa di questo abbinamento. “Siamo estremamente contenti ed in sintonia con questa line-up. Gli Underworld rappresentano una vera e propria icona del nostro genere musicale, mentre Ian Williams dei Battles è uno dei miei chitarristi di riferimento. La scena garage/house degli Hercules mi interessa ed incuriosisce molto, mentre ritengo che in questo periodo i Crocodiles stanno spaccando parecchio e quindi sono entusiasta di poterli ascoltare dal vivo…e da vicino!”.
Il 9 Luglio gli Skunk Anansie, i Marlene Kuntz e gli storici Mogwai saranno invece i nomi principe dell’evento di apertura del Festival in cui l’onore del palco spetterà agli Shak&Speares a cui chiedo da dove derivi la scelta di dare questo nome alla band. A rispondermi ci pensa Al: “E’ nato quasi per scherzo anche perché ci piaceva il suono; c’è ovviamente il rimando a Shakespeare che è un autore che apportò ai suoi tempi una scossa innovativa nel modo di fare teatro, concetto di innovazione e spaccatura dai canoni usuali a cui anche noi siamo molto legati nel nostro modo di proporre la musica, ma rappresenta anche un gioco di parole fra Shake, termine inglese che significa scuotere, e Speares che è una mossa di wrestling in un immaginario complessivo di band che vuole, appunto, scuotere culi, anime e cactus”.
L’origine del nome NewYorkNewYork invece è molto meno articolato, ce lo spiega Vincenzo. “Ci chiedevamo il perché della scelta, da parte di alcune band famose, di ripetere due volte un solo termine per dare il titolo al loro progetto come i Duran Duran, i Talk Talk ed i Dik Dik, ma non ne siamo venuti a capo. La città di New York ci ha sempre affascinato e crediamo che porti con sé tutta una serie di immagini e di slogan in cui ci sentiamo rappresentati. Una sera per gioco ci venne in mente di chiamarci usando il nome di questa città e nel ripeterlo due volte speriamo che la cosa ci possa portare fortuna e poi suona bene! Diciamo che se fosse un vestito potremmo dire che…ci calza bene(sorride)”.
Una chitarra compare improvvisamente nella sala e Louis comincia ad intonare qualche melodia a tratti accompagnato dagli altri elementi della band e mi rendo conto che fra loro si parlano come fratelli dandosi come cognome Marlowe. La curiosità di saperne di più risulta palese ai loro occhi e puntuale arriva la loro spiegazione: “Marlowe è un noto personaggio della letteratura inglese e trovandoci a nostro agio in una dimensione familiare ci è venuto in mente di definirci fratelli di questa immaginaria famiglia Marlowe; siamo ragazzi a cui piace giocare e prendersi in giro e questa cosa della famiglia ci fa sentire più uniti in un modo divertente. Ci incontriamo in giorni fissi della settimana, come se fosse una partita di calcetto, viviamo la nostra passione in tranquillità e senza l’isteria di dover sfondare a tutti i costi. Fare musica è principalmente la nostra valvola di sfogo, poi se dovesse andarci bene certo non ci lamenteremo!”.
Vincenzo e Christian sembrano gradire questo sottofondo musicale ed io ne approfitto per chiedergli quali sono i loro ascolti pregressi: “Beh, diciamo che una delle nostre icone sono gli Yes, mentre tendiamo a non amare molto il pop moderno anche se alla fine si attinge un po’ da tutto. Ci sono buoni spunti anche nei brani dei Black Eyed Peas o di Lady Gaga, solo che non le sopportiamo come figure! Ad ogni modo abbiamo ascolti eterogenei, si va dall’avanguardie al post rock, dal noise ai mitici Slint”. Interviene Al degli Shak&Speares: “C’é del buono anche in Italia, Max Gazzè ed i 24 Grana sono fortissimi!”. Questo intervento di Al mi dà lo spunto per introdurre il tema della musica emergente in Italia e le band hanno opinioni diverse a riguardo. Louis posa la chitarra e manifesta un certo scetticismo: “Oggi una scena indipendente vera e propria in Italia non esiste ed a Napoli ancora di meno. Ogni band tende a guardasi la propria pagnotta e manca un’idea di insieme, di collettivo”. I NewYork sembrano invece più ottimisti: “Credo che in questi ultimi tre anni qui a Napoli stiano nascendo delle realtà davvero interessanti, sia come band che come addetti ai lavori. C’è una gran voglia di mettersi al pari con il resto dell’Italia dove esistono dei movimenti davvero ben organizzati come a Senigallia dove stanno nascendo delle band notevoli e dove la collaborazione fra entità diverse è il perno della loro filosofia di fare musica. Certo, essendo Senigallia un piccolo comune risulta più semplice unire le forze, ma mi auguro che anche a Napoli si possa sviluppare questo tipo filosofia e devo dire che già da un po’ di tempo avverto nell’aria che la strada giusta sia stata intrapresa”.
Rispunta la chitarra, questa volta è Christian ad impugnarla ed io chiedo a Vincenzo quale cover farebbero se gli chiedessero di inserirne una in un loro futuro disco: “Freed From Desire dei Gala! (Risate generali). E’ un pezzo geniale, non scherziamo! Ma ci affascinerebbe pure rielaborare un brano dei Duran Duran o di David Bowie”. Louis ascolta con attenzione ed interviene: “Stiamo parlando di grandi artisti comunque, io rimango molto affascinato da questa musica degli anni ottanta. Personalmente mi piacerebbe poter autoprodurre un disco di otto tracce ed in vinile!”. Lo interrompe Al: “Facciamo 10! In realtà è ancora presto per poter fare questo passo, abbiamo già 15/16 pezzi finiti, ma credo che vorremo prima suonare un po’ in giro prima di uscire con un lavoro discografico. Farsi conoscere è molto importante, nell’immediato futuro quindi il nostro progetto è quello di suonare molto, soprattutto da dopo l’estate in poi”. Giro il tema dei progetti futuri anche ai NewYorkNewYork: “Ci troviamo d’accordo. Bisogna avanzare per gradi e quindi ancora non pensiamo di produrre un disco, forse una demo dopo l’estate, ma nell’ambito di un progetto di crescita razionale. Non abbiamo fretta, la cosa primaria in questo momento è cercare di farci conoscere e quale miglior mezzo se non quello dei live!”.
Autore: Roberto Tarallo _ thanx to Radio CRC
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