A distanza di un paio d’anni ritornano i Danko Jones, band canadese che, in poco più di un decennio, ha sfornato sei album. Il loro hard rock radiofonico ha sempre riscosso un notevole successo in Europa rispetto al mercato statunitense.
“Never Too Loud” si presenta come un passo falso nella più che onesta produzione del combo canadese. Dei solidi e compatti riff che caratterizzavano brani come “Bounce” e “Baby Don’t Hate Me” e album come “My Love is Bold” o “Born a Lion” non c’è più traccia. I pezzi che compongono questo variegato mosaico di generi diversi sono senza carisma e poco convincenti.
“King of the Magazines” è desolante per quanto risulta banale e ingabbiata in un sound da squallida radio americana. “Take Me Home” è una ballata mielosa e mal arrangiata con un testo ridicolo. La produzione di Nick Raskulinecz (insignito recentemente di un Grammy e produttore di Marylin Manson e Foo Fighters) sembra dirla lunga sulle intenzioni di virata commerciale dei Danko Jones, anche se non riesce a rendere migliori i tredici pezzi che compongono il disco.
Segnali di ripresa sono individuabili in “Forest for the Trees”, bel pezzo stoner che presenta la collaborazione di John Garcia (Kyuss/Hermano) e la traccia iniziale “Code of the Road”, sullo stile dei primi album.
In definitiva, le tanto sbandierate intenzioni in sede di promozione di creare un album “più vario e completo” sono rimaste tali. Preferivamo i Danko Jones quando non rischiavano ma “rockeggiavano” e basta.
Autore: Andrea Belfiore