In quasi dieci anni di FreakOut non è la prima volta che mi ritrovo a scrivere dei Marlene Kuntz su queste pagine, essendo da sempre un loro estimatore. Eppur apprezzando la loro opera senza riserve, rileggendo quelle pagine posso dire che non sempre i loro shows mi hanno entusiasmato, come anche altre volte, in contesti meno favorevoli, mi hanno sorpreso: la natura del gruppo è complessa e si sa! Con la data di stasera al Maxlive, i Marlene concludono un tour che si è tenuto all’interno di teatri o strutture similari, luoghi in cui la fisicità dei corpi vive stimoli e sollecitazioni differenti dal classico concerto rock. La comodità della poltroncina, in funzione della musica e delle parole dei Marlene Kuntz, sempre foriere di tensione e di grossi carichi emotivi, si trasforma in immobilità. Marlene reclama un’attenzione alla sfera autoriale della sua musica, fortemente accentuata da circa tre albums a questa parte. Ma in questo nuovo corso, nello spogliare Marlene dalle ‘spore’ di cui è sempre stata ricoperta, nel suo apparente spostare il rock dal centro della scena, si avverte un senso di perdita di quella immediatezza (e quindi verità) che ha sempre accompagnato il lirismo del Godano. Chi ha avuto voglia di seguirlo anziché fermarsi alle prime avvisaglie di ermetismo sa bene che fino ad oggi, in tutti gli albums come anche dal vivo, la dimensione più viscerale, forgiata nella materia rock degli anni del grunge e del noise, non ha mai sofferto di separazione da quella più spiccatamente letteraria, poetica; questa dicotomia non è mai stata percepita ed è questo che ha reso Marlene Kuntz un fatto così unico nel panorama musicale italiano. Le spiegazioni del Godano evidenziate sul pieghevole che si trova in sala sul perché di questa scelta per la tourneè, sembrano quindi inconsistenti e non bastano a giustificare questa sensazione di prigionìa autoinflitta. La certezza dello spessore artistico dei personaggi comunque permette di non cadere in giudizi maliziosi in merito a strategie di comunicazione e marketing, anche perché non crediamo che Marlene Kuntz ne abbia bisogno. Semmai è in atto una ricerca nello sperimentare nuove forme di rappresentazione, nuovi percorsi espressivi, che serve più a loro che alla percezione del pubblico; almeno per quanto mi riguarda, sarebbe già bastata la scelta di una scaletta orientata verso brani più riflessivi a porre forti accenti sul lato meno ‘sonico’ dei Marlene e senza ulteriori costrizioni. Sorprendendo quindi ancora una volta per non aver insistito sull’ultimo bellissimo e nabokoviano ‘Uno’ dal quale hanno tratto “Musa” e “Sapore di Miele”, abbiamo avuto modo di ripercorrere il lato più umbratile e fragile dei Marlene, quello di “Schiele, lei me” ed “Esangue Deborah”, quello di “Bellezza” e di “Serrande Alzate”, di “Lieve” e di “Ricordo” ma anche di “Ineluttabile” ed “Amen”. E a fine del concerto e dei conti di chi accusa Marlene di un indefinito snobismo il popolare omaggio di “Impressioni di Settembre”, dalla PFM. Cristiano, Riccardo e Luca sono stati accompagnati in questo tour da Luca Saporiti dei La Crus al basso e Davide Arneodo alle tastiere e violino, un conterraneo musicalmente molto dinamico che vanta collaborazioni con New Trolls, L’Aura e Gianni Maroccolo.
Autore: A.Giulio Magliulo
www.marlenekuntz.com