Stevie Jones, chitarrista scozzese degli inclassificabili e sofisticati El Hombre Trajeado, esordisce da solista con il nome di Sound of Yell e si presenta con questo album quasi interamente strumentale contenente otto brani acustici in cui ad accompagnare la sua chitarra vi sono armonica (ospite Steve Jackson dei Belle and Sebastian), batteria, flauto, percussioni, sega, violoncello e viola.
Il suono è denso ed in esso percussioni ed archi svolgono una funzione ritmica portante seppure su continue frammentazioni, in modo che le musiche appaiano sfuggenti ed i brani piuttosto omogenei tra loro, o per meglio dire come movimenti di una lunga suite di tenue impro jazz da camera; i temi strumentali delicati – a dispetto del nome del progetto, che significa: suono dell’urlo – sono svolti secondo processi non lontani dalla new age di Michael Hedges, dal folk di Bert Jansch o dal folk psichedelico dell’amico Alasdair Roberts. Ed il carattere folk psichedelico, quasi sciamanico, della musica di Sound of Yell, emerge soprattutto nella lunga ‘Iguacu‘, di 8’40”, mentre in ‘Crescent‘ c’è anche qualcosa di musica rom, mentre in ‘Caiman‘ e ‘Sated Eyrie‘ – in cui in effetti c’è la voce di Norman Blake (Teenage Fanclub) che nella prima delle due intona anche una strofa – prevale il northern jazz sempre in chiave acustica.
Altrove – come in ‘Brocken Spectre‘ – Jones mette più in primo piano i propri accordi ricercati di chitarra acustica slow tempo, molto espressivi, per un disco piacevole che guadagna in spessore e considerazione al crescere degli ascolti e sfata anche il primo impatto di opera colta e di èlite, mostrando piuttosto una netta fruibilità; musica ben composta ma senza troppe ambizioni, pensata come piccola. Disco cui abbandonarsi, magari destinato ad essere poi messo da parte per un po’ senza rammarichi, e ripreso a distanza di tempo.
autore: Fausto Turi
Stevie Jones Sound of Yell Hitherto CCA Glasgow from Anne-Marie Copestake on Vimeo.