Irlanda, terra di folletti, verdi prati, birre scure e fate dagli occhioni grandi e la voce di velluto.
E’ a quest’ultima categoria che appartiene la nostra Lisa Hannigan, già splendida collaboratrice (controcanto, ma anche ottima musicista alle prese con chitarra, banjo, mandolino e ukulele) del menestrello Damien Rice, che andrebbe ringraziato a lungo solo per aver permesso a questa giovane folk-singer di staccarsi dal nido e volare da sola, verso porzioni di cielo sicuramente più alte e ambiziose.
Con “Passenger”- seconda prova dopo l’ottimo debutto del 2008 “Sea Sew”, candidato anche al Mercury Prize- siamo dinanzi ad una prova matura, magistrale nelle sue venature più smaccatamente folk-pop (Passenger, Little Bird), elegante e raffinata negli episodi che richiamano da vicino quelle sonorità tipicamente irish (O sleep) .
La Hannigan, dall’alto della sua classe cristallina, sopportata anche da una voce di prim’ordine, conferma ancora di più con questo secondo album di saper restare in perfetto equilibrio tra una dimensione classica – legame imprescindibile quando si cresce sull’ isola di smeraldo, tra le braccia e le note di Damien Rice – e un’attitudine vagamente più sperimentale, caratterizzata da echi indie, come il singolo tachicardico “Knots” o la ballad “Paper House”, tanto cinematografica nel suo crescendo, da poter essere un l’ideale colonna sonora di un qualsiasi film uscito dal Sundance Festival.
C’è l’influenza di gran parte del gotha femminile degli ultimi quindici anni in questo album, partendo dalla seminale Tori Amos, passando per Fiona Apple e Cat Power e finendo con la splendida Feist, ma nonostante i chiari riferimenti, non traspare mai quella sensazione di isolata e mesta derivazione, ma sempre una rilettura personalissima e trasversale, come nella splendida e conclusiva ”Nowhere to go”, dove tradizione, ricerca e talento compositivo si fondono e danno vita a quello che è sicuramente uno degli episodi migliori di tutta l’opera.
Ora non ci resta altro che aspettare la terza prova di questa giovane artista, passaggio questo, necessario e indispensabile per sapere se quel gotha che guarda tutti dall’alto è abbastanza spazioso per ospitare anche la nostra giovane fatina irlandese.
Autore: Alfonso Posillipo