Sono passati poco più di due anni dalla pubblicazione di “Bare bones” su Gammapop, storica label bolognese protagonista negli anni ’90 del migliore indie-rock esistente in Italia. Quell’etichetta ha cessato la sua attività e i Cut, la cui produzione discografica aveva visto la luce fino a quel momento per quel marchio, stipulano un contratto con la Homesleep di Bologna, per cui danno alle stampe il quarto album, “A different beat”.
Il gruppo, dopo la defezione di Elena Skoko e la collaborazione esterna di Cristina Negrini in “Bare bones”, è diventato a tutti gli effetti un power trio: Carlo Masu (chitarra e voce), Ferruccio Quercetti (chitarra e voce) e Francesco Billet (batteria). Un cambiamento che ha portato il terzetto bolognese verso sonorità, se vogliamo, ancora più rock’n’roll: un rock’n’roll d’impatto e tutto giocato, soprattutto nei loro incendiari live, su una dirompente fisicità.
Se “Bare bones” faceva trasparire fortemente l’influenza della black music, “A different beat“, pur mantenendo intatte tutte le caratteristiche che hanno reso inconfondibile il suono dei Cut (le cui coordinate stanno tra il selvaggio punk-blues di Jon Spencer e il noise di matrice newyorkese dei Sonic Youth), cerca di canalizzare l’incandescente materia rock all’interno del formato canzone, generando momenti di vibrante tensione emotiva (“Sweet words”, “Straight from the retting ground” sono un esempio) e aprendosi in più di un episodio a ritmiche e sonorità punk-funk, new wave (come nell’irresistibile beat della title-track) o addirittura alla psichedelia (come nella conclusiva straordinaria “Nightride”, con i suoi stomp tribali di batteria). Non mancano tuttavia i brani più rock’n’roll: l’intro shellachiano di “Go bang”, l’energico punk-blues alla Jon Spencer di “Man with money”, il rock’n’roll/punk minimale di “Sister Guillotine”, il punk’n’roll d’assalto di “Wrong black city” e “Ex-Icon”.
C’era da aspettarselo: anche quest’album non è che l’ennesimo centro pieno di una band che riesce a mantenere vivo, come poche altre in Italia, lo spirito del rock’n’roll.
Per il sottoscritto, già da adesso, disco rock italiano del 2006.
Autore: Gabriele Barone