La storia dell’Imperatore è storia di chignon e drappeggi da Bella Addormentata che danza il valzer di Tchaikoskvy. Valentino, lo stilista che non ne ha sbagliata una (o quasi), cammina da un po’ su un dorato e malinconico sunset boulevard. Ha 75 anni, l’estro creativo s’è fatto lievemente manierista, però resta il principe da mille e una notte dall’haute couture mondiale. Il Sarto, azzimato all’inverosimile, fragile, capriccioso e ciclotimico. Una bomba di talento perennemente innescata che riesce a non oltrepassare il fatidico orlo della crisi di nervi grazie alla sua “ombra”, Giancarlo Giammetti, su cui fa leva da 40 anni. Oui, Giammetti è amante, manager, factotum dell’azienda. I due si amano da sempre e perciò litigano da sempre, in italiano e francese (meglio mandarsi affanculo in lingua d’oc, è più chic). Giammetti guida per lui l’ottovolante del sudatissimo successo: dagli altari alla polvere del crack finanziario e poi di nuovo in sella.
Il documentario del talentuoso Matt Tyrnauer non scade nel reportage o nel collettore archivistico, non si attarda a ricordare le tappe della straordinaria carriera di Valentino – a parte un necessario flash. Si limita a spennellare in senso paradigmatico, una sfilata, un ricevimento stravip nella villa ottocentesca, un backstage, un riconoscimento alla carriera. Quanto basta per tratteggiare il personaggio. Che si fa voler bene anche quando si atteggia ad Ifigenia sacrificale, isterica e bizzosa, coi nuovi “padroni” della casa d’alta moda. E’ imperatore, “the last emperor”, però ricorda il Marchese del Grillo: “Perché io so’ io e voi nun siete un cazzo…”. Egli può.
Autore: Alessandro Chetta