My Name Is Safe in Your Mouth è il titolo del disco di debutto di questa avvenente ragazza che è nota come voce dei Duke Spirit, garage rock band il cui stile non potrebbe essere più diverso da quanto si ascolta in questo disco. Sarà per questo che Liela dice “Fare questo disco mi è sembrato profondamente esotico per via del suo minimalismo”. Non c’è in effetti traccia di rock o anche solo di chitarre: tutto il sound è giocato su melodie espansive, minimalismo espressivo, emozioni primordiali, senso elementale della profondità della voce e degli strumenti. L’accompagnamento sonoro ideale, in effetti, per meditazioni su temi come devozione, crescita di se stessi, creatività e rapporti con la famiglia.
L’album fa percepire immediatamente l’origine bucolica dell’ispirazione: “Ero nel mio piccolo studio, circondata dal Somerset rurale, e ho costruito l’album bit su bit con il mio produttore e partner Toby Butler [anche coautore delle canzoni]”. La produzione del disco è durata un anno, cosicché Liela ha potuto godere della campagna del Somerset in tutte le sue stagioni, e questo si sente nel disco, perché gli elementi della natura, come già nel singolo splendido Wild As Fire, hanno un ruolo incisivo nella tessitura sonora. “Ricevevo piccoli messaggi dalla natura intorno e le canzoni sono cresciute dentro lo studio, trasmettendo quella risonanza”.
Anche in Memories and Faces l’influenza degli elementi si sente, stavolta nell’ispirazione testuale: Moss si immagina animale, tempesta e poi fiume, mentre vocalizzi in multitraccia e armonie di synth e archi creano lo sfondo di Into the Flesh, ninna nanna cantata volutamente alla Kate Bush. “Tessevo la melodia da uno spazio astratto, sognatore, finché devo dire onestamente che stavo tentando di portare Madre Natura a esistenza attraverso il canto, rendendo la mia musica devozionale”. Se questo riferimento agli elementi e alla natura può sembrare retorico, basta ascoltare New Leaves, Moon e Hidden Sea, che continuano il discorso degli elementi, su un piano di riferimenti testuali, o l’intro di Subequal, il pezzo più emozionante del disco, con le percussioni e i tamburi accompagnati da effetto da ululato, per capire il mondo in cui Liela immerge la sua voce profonda, evocativa.
Una voce, che, a dire il vero, è bellissima, ma non assolutamente originale. Ha la profondità e lo spessore di tante cantastorie dream-pop di questi ultimi anni, e questo per una artista al suo debutto non è un difetto.
In realtà non si tratta di un vero debutto: questa capacità di trama musicale viene da 14 anni di attività con i Duke Spirit e anche in duo con Butler nei Roman Remains, tutti sempre prodotti da Bella Union. Ma Liela Moss è nome noto per collaborazioni anche con UNKLE, Nick Cave, Giorgio Moroder e i Lost Horizons, un progetto avviato con Simon Raymonde, il produttore della Bella Union dei tre album dei Duke Spirit nonché ex Cocteau Twins.
Allontanandosi molto da queste esperienze, Liela Moss ha potuto portare a pieno frutto tutto quanto imparato, per creare un’atmosfera rarefatta, un mondo sonoro fatato, pienamente dream-pop, anche se vi sono tracce convenzionali dal punto di vista musicale come New Leaves, Above You, Around You, e Salutation, mentre Manipura ritorna alle atmosfere alla Kate Bush, alla quale chiaramente Liela Moss in quest’album si ispira molto.
L’album è complessivamente un piccolo capolavoro, reso intenso senza dubbio dalla voce, volutamente in multitraccia e rarefatta, della artista, che gioca con tutte le sue sfumature e tonalità, per far sognare l’ascoltatore e immergerlo in una sonorità rarefatta, lontana, da brughiere del nord, a cui il viaggio musicale di Liela rimanda.
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autore: Francesco Postiglione