Si chiama L’Almanacco Terrestre il nuovo disco dei Vegetable G, un concept album i cui confini poetici sono l’intero Universo, lo spazio siderale. La novità dei testi in lingua italiana e la qualità pregevole delle canzoni ci hanno spinto ad approfondire la conoscenza di questa band, per comprenderne meglio il lavoro.
Sarete stanchi di questa domanda che in molti vi staranno facendo, ma è inevitabile cominciare chiedendovi di questo cambiamento, dopo 4 dischi in lingua inglese: nel 2011 un Ep, La Filastrocca dei Nove Pianeti, e un album, L’Almanacco Terrestre, in italiano… è stato il risultato di una vostra esigenza, o delle richieste che probabilmente in tanti vi facevano?
E’ successo così autenticamente che è sempre un piacere ricordarlo. Era sicuramente capitato che si pensasse a tale possibilità, come un auspicio, perché è inutile negare che in Italia non si è così diffusamente ricettivi nei confronti della lingua inglese tuttavia non volevamo assolutamente che si forzasse un cambiamento simile perché sarebbe stato evidente e controproducente.
La sorpresa, infatti, arrivava improvvisamente in un pomeriggio di agosto, prima dell’uscita di Calvino (2009), quando Giorgio, intonando il motivetto de “L’almanacco terrestre” a casa sua, scriveva di getto un intero testo in italiano: dunque ad un tratto pensava e scriveva in italiano. Normale, certo, ma non in circostanze compositive e poi così senza preavviso. Seguirono tutti gli altri brani con la stessa spontaneità. Possiamo felicemente affermare che si sia trattato di un cambiamento sperato ma incondizionato.
L’Universo, lo spazio cosmico in questo vostro nuovo L’Almanacco Terrestre è il tema che lega le canzoni tra loro, e sembra offrire il pretesto per avere uno sguardo più ampio, liberandosi per un po’ dalle piccolezze della vita quotidiana… del resto direi che le vostre canzoni sono generalmente ottimistiche, consolatorie, ci regalano un po’ di colore, e di fantasia, e si tengono lontane dalla cronaca del reale. Credo sia diffusa trai ragazzi l’esigenza di evasione; è questo che vi motiva a scegliere i temi che trattate?
Non si tralasciano affatto gli accadimenti quotidiani ma si proiettano in un campo semantico più ampio, il più ampio che ci sia. E’ mettere in scena i fenomeni umani e quindi le tipiche contingenze terrestri in un teatro in grado di contenere l’intera esistenza e tutti i suoi attori e quindi è possibile misurare, paragonare, confrontare, animare l’inanimato e viceversa.
Questo gioco permette di attribuire la giusta importanza o irrilevanza alle cose, ti fa capire che la perfezione sta nel microcosmo esattamente come nel macrocosmo e che questi due sono amorevolmente imprescindibili, ridimensiona molti problemi e conduce all’accettazione anche dell’inspiegabile quindi, forse, ad una maggior serenità. Accade anche con i miti, sempre incredibilmente attuali perché l’uomo non cambia, cambiano solo i tempi e gli scenari.
Nel brano intitolato ‘L’Almanacco Terrestre’ cantate che “orbite e cellule sono la stessa cosa/ non siamo differenti io e te/ rispetto all’Infinito”, e in ‘La Filastrocca dei Nove Pianeti’ dite: “amore, pensa a stare bene/che nella vita può accadere/ un imprevisto, una fatalità”.
Mi sembrano riflessioni frutto proprio di un punto di vista ampio, evoluto, non so quanto diffuso tra la gente, però…
Tra la gente, intesa come massa, appare più diffusa una certa tendenza a subire il fascino della polemica, della violenza verbale: se qualcuno dice “vaffanculo al sistema!”, “spacco tutto!” oppure “ti rompo il c…!” ha fegato da vendere e quasi rischia di diventare un eroe di raro coraggio. Peccato che ci voglia davvero poco a fregiarsi di tali medaglie se poi non si combatte realmente. Altra fetta di massa, quella lontanissima dal pensare, “sceglie di non pensare” e non battagliare mai grazie ai tormentoni vacui e fuggenti. Crediamo che la vera battaglia stia nel lungo, faticoso percorso di sensibilizzazione e sollecitazione del maggior numero dei singoli individui, quelli consapevoli di formare una umanità, alla grazia, alla correttezza, al bello e al rispetto attraverso la meraviglia per la perfezione e la unitaria diversità degli esseri viventi e dell’Universo così da ridurre in minoranza i primi e gettarli nell’imbarazzo dell’ignoranza. Senza riflessione e poesia l’umanità è bestiame!
La canzone ‘Galaxy Express’ immagino citi direttamente il popolare cartoon giapponese, che narrava di un robottino che fa un viaggio spaziale per realizzare il suo sogno: diventare un essere umano. Qual è l’ispirazione che vi ha portato a questo brano?
Ti prego di perdonare la specificazione che Masai è in verità un essere umano che cerca, al contrario, di ottenere un corpo meccanico ma che alla fine, scoprendo una terribile verità, sceglie di restare umano. Questo non è un semplice cartone animato semmai il cartone animato è solo un mezzo utile al racconto che conduce ad una morale, già su accennata: consapevolezza del tutto e amorevole accettazione del tutto. La trama si snoda attraverso una serie di episodi che si reggono sul tema del viaggio attraverso i pianeti e in cui ognuno di essi è quasi sempre una metafora. L’amore è sempre presente, appare persino velatamente incestuoso ma mai volgare anzi sempre alto e si fonda sul principio di donna intesa come unico, autentico potere d’elevazione dell’animo verso la grazia. Quasi dantesco!
Nei concerti immagino che dobbiate proporre le canzoni del disco in una veste diversa… senza i sognanti e barocchi arrangiamenti per archi e fiati, che sono una parte importante di questo disco. Come vi siete organizzati in proposito?
Eh!! Tuttavia non in vesti completamente differenti e pur sempre rispettose dell’album.
Abbiamo dovuto lavorare moltissimo e ancora stiamo lavorando agli ultimissimi ritocchi, soprattutto alle dinamiche, negli arrangiamenti poiché il cantato in italiano richiede maggiori cure. Alcune cose restano conservate in registrazioni di base che porteremo dal vivo ma si tratta di una piccolissima parte perché non è plausibile, anzi terribile, in un live ascoltare un trombone o una tromba che non stiano suonando a vista sul palco!
Qual è l’accoglienza del pubblico, per queste nuove canzoni? Siete in tournèe, al momento?
Non siamo in tour perché si è ancora in una pienissima fase promozionale che precede. Abbiamo fatto qualche data in agosto per testare i brani dell’ep in italiano e la risposta è stata ottima! Dicono che abbiamo acquistato tutt’altro impatto, in senso più che positivo chiaramente, l’italiano in effetti fa la sua clamorosa parte. Faremo qualche data adesso per sperimentare l’intero nuovo live ma partiremo duramente con il tour con l’inizio dell’anno nuovo.
Avete in programma di realizzare videoclip, per i brani del disco?
La prima videoclip è appena terminata! Possiamo solo dire che vi farà emozionare, davvero! Molti di coloro, tra gli addetti ed esclusi noi, che lo hanno visto hanno reagito con commozione. Si tratta de “L’almanacco terrestre”. Seguiranno di sicuro altre videoclip, sono in progetto. Un concept album ha molto da suggerire alle immagini.
Cosa ci raccontate della copertina di L’Almanacco Terrestre? E’ da quello strano macchinario che vengono al Mondo i Vegetable G?
Un’idea del nostro amico, fan e fotografo eccezionale Giovanni Troilo [www.giovannitroilo.com] che si rifà ad un mito greco, quello di Deucalione e Pirra, che poi è la chiave di lettura della copertina (potete trovarne facilmente spiegazione anche sul web).
Il mito ben rappresentava l’intero concept e lui ha messo in moto un meccanismo, oseremmo dire, “cosmico”. E’ stata realizzata una improbabile scenografia e montata sul crinale di un cratere di una ex cava. La macchina mangia pietre e sforna esseri umani (tre dei Vegetable G) con tanto di cordoni ombelicali. Chi l’aziona è proprio il re Deucalione (il vegetable Giorgio) e la regina Pirra (una nostra cara amica) estrae i “neonati terrestri”. La location è Otranto, una ex cava di bauxite….in apparenza un cratere marziano, un posto che toglie il fiato! Terzo premio all’International Photography Awards 2011, sezione musica! Lode a Troilo!
p.s.
Bellissime e stimolanti le domande, soprattutto inconsuete! Grazie mille Fausto! Un abbraccio vegetale e a presto speriamo 😉
Autore: Fausto Turi
www.vegetableg.it