Già artefici del discreto debut-album “Turn On” per la stessa etichetta, ritornano gli Stoneage Hearts con una formazione rinnovata che vede la straordinaria presenza di Dom Mariani (The Stems, Someloves, DM3) in qualità di cantante, chitarrista e compositore. Inutile aggiungere che questo innesto ha funzionato da rivitalizzante nella formula sonora del terzetto australiano che si ripresenta in forma smagliante con “Guilt As A Sin”. Un disco le cui coordinate principali sono rappresentate da meravigliose sonorità Sixties: garage-punk e psichedelia. Come giustamente sottolineato da più parti, Dom Mariani ritorna alle sue origini garagistiche, coadiuvato dalla batteria essenziale di Mickster (già membro di Hands Of Time, Pyramidiacs e Crusaders) e dal basso avvolgente dell’ex Seminal Rats Ian Wettenhall, che firma pure la metà dei brani.
Il risultato – non poteva essere altrimenti – è un ispirato album Sixties-oriented che avrebbe fatto la sua figura vent’anni fa, in pieno garage-revival, e che oggi si ritaglia uno spazio di tutto rispetto nell’attuale panorama rock underground. Intendiamoci: non ci troviamo al cospetto di un disco epocale, di quelli che saranno ricordati come pietre miliari del genere, ma “Guilt As Sin” contiene comunque una manciata di belle canzoni, suonate con una passione che il tempo non ha scalfito e con una grinta da far impallidire la maggior parte degli imberbi ventenni che di questi tempi credono di suonare rock’n’roll… Ed è proprio la passione che anima canzoni superbe come l’iniziale, ipnotica “Eye Of A Lie”, l’aggressiva “Fussy Garbos”, una “Rock’n’Roll Boys Rock’n’Roll Girls” intrisa di melodie power-pop, e soprattutto l’ipercinetica “Green With Envy” (Dom Mariani at his best!) a rendere piacevolissimo e consigliato l’ascolto di questo disco.
Autore: Roberto Calabro’