C’è un pezzo della mia adolescenza, stasera a Roma, quindi perdonatemi sentimentalismi e carenza d’obiettività, per favore. E’ seduto su uno sgabello per batteristi, sul palco dell’Init, solo con la sua chitarra acustica. I suoi lunghi capelli bianchi stanno lì a ricordarmi che nel frattempo sono cresciuto, che gli anni passano etc. La sua voce, invece, immutata, mi dice che certe emozioni non hanno età.
J Mascis, archiviato il capitolo Dinosaur Jr e – a quanto pare – anche quello con i The Fog, sembra davvero vivere, al momento, in una dimensione da spirito libero (“Free so free”, come il titolo del suo ultimo album), e fa un po’ quello che gli pare. E’ da solo sul palco, ma ha l’energia di una band: manda in loop due-tre accordi, per poi sbizzarrirsi con assoli e schitarrate sature di distorsioni come ai tempi del “giovane dinosauro”. Gli assoli…quello di “Get me” vorresti che non finisse mai, così come vorresti non finisse mai “What else is now”, con quel falsetto (… “I like to see you…”) che causa brividi lungo la schiena. J Mascis raramente guarda il pubblico, gli occhi semichiusi sono diretti verso il manico della chitarra, ringrazia quasi imbarazzato per gli applausi calorosi, domanda se ci sono richieste ma poi le ignora, interrompe una canzone per grattarsi il naso. Lui è così…spontaneo, perfetta incarnazione dello spirito lo-fi: suona con assoluta disinvoltura canzoni che così emozionanti non se n’ascoltano in giro da un bel po’. Lascia per la prima volta il palco dopo una struggente, bellissima versione “Alone”, con le distorsioni che avvolgono la sua voce disperata, la sommergono trascinando i presenti in un lungo trip oscuro… come prendere un pezzo di Neil Young (a lui il pensiero va più volte nel corso della serata) e immergerlo nell’acido. Ritorna due volte, acclamato, per due miseri bis. L’ultimo è la cover di “Every mother’s son” dei Lynyrd Skynyrd, l’unico pezzo cantato con lo sguardo verso la platea, incurante di occhi estranei che potessero interferire con emozioni troppo personali. Alla fine del concerto ho le lacrime. Ma è solo per il fumo negli occhi. Solo-per-il-fumo-negli-occhi.
Dispiace aver snobbato gli Sprinzi, che comunque non mi hanno scosso più di tanto. Da segnalare però che questi ragazzi di Pesaro hanno in repertorio una canzone bellissima, “Forthcoming”, apprezzata anche da Mr.Mascis, che si accomoda alla seconda batteria per suonare insieme al gruppo, visibilmente emozionato per la presenza di un ospite così importante.
Autore: Daniele Lama