I Club Cactus sono un duo di batteristi francesi che si esprimono con un minimalismo tribale. In questo loro disco hanno chiesto la collaborazione a sette ospiti per dare luce a dieci brani di improvvisazione e sperimentazione, più o meno scarna ed essenziale. Il loro approccio, infatti, è quello di eliminare dal rock tutto ciò che non è necessario, vale a dire bassi, chitarre e organi che sono troppo pesanti da portare.
In due brani è presente G.W. Sok degli olandesi the Ex, nello spoken word tribale e in velocità di “Rue de Seine” e nella melodica e post punk “Extremophile”. Maniel Bieveniu fornisce il suo contributo nell’industrial scarnificato di “Kim” e Don Nino dei Prohibition è presente nella new wave tribale, vicina ai Bauhaus, di “Burn it all”. Con “Religion”, nella quale è ospite Alexei Moon dei Kill the Vultures il duo si lascia andare a stantuffi circolari, brano non tanto distante da “Une cigarette” dove le circolarità tribali sono ansiogene e l’ospite è Marie Cambois. Insomma si tratta di un lavoro nel quale i due francesi fanno un percorso a ritroso al tribalismo, vera essenza del rock.
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autore: Vittorio Lannutti