E venne anche il tempo di un live glorioso per Antony Hegarty, sebbene non sia l’unico nella sua produzione.
Si tratta di concerti tenuti a Copenaghen con la Danish National Chamber Orchestra e questa dimensione cameristica esalta ancor di più l’animo da sempre mèlo della musica dei Johnsons.
Soltanto la prima traccia è un inedito, Cut The World, brano che ci spezzerà definitivamente il cuore e che per il sottoscritto è tra i più belli del 2012 (il video in cui partecipa l’attore Willem Dafoe e la performer Martina Abramovic è assolutamente da guardare).
La seconda traccia, Future Feminism è un monologo che Antony tiene ultimamente durante i suoi concerti, a partire dal festival londinese Meltdown di cui quest’anno è stato direttore artistico e nel quale espone le sue teorie che investono natura ed ecologia alla luce di una rinnovata e globale visione che investe l’universo del ‘femmineo’.
E se all’ascolto, questi sette minuti in seconda posizione rubati alla musica possono sembrare fastidiosi per un pubblico non anglofono, denotano quanto sia importante per Antony ‘il messaggio’ e poi con il repertorio che segue gli perdoniamo tutto.
Segue infatti una Cripple & Starfish che scioglie come burro, leggiadra e solenne e You Are My Sister, unica estratta dal suo best-seller I’m A Bird Now (scelta oculata visto che il resto della sua discografia è immeritatamente meno conosciuto dal grande pubblico e Cut The World rappresenta quindi una grande occasione di recupero).
Inutile sciorinare il resto dei brani, tutte perle di delicatezza e struggente poesia per chi conosce ed ama da sempre Antony and The Johnsons; ciò che conta è il modo divino in cui Antony ci parla di cerchi di luce e di streghe, di ossigeno, di religione e del salvifico potere delle donne in contrapposizione a secoli di predominio maschile.
Se davvero una rivoluzione ’femminista’ in senso ampio salverà poi il mondo non ci è dato saperlo ma di certo il transgenderismo intanto sta portando risultati incredibili nell’arte e personaggi come Antony possono dare la giusta visibilità anche a colleghi come Baby Dee o Ernesto Tomasini, da sempre in penombra in una sistema dello spettacolo a volte non meno bigotto della società che rappresenta.
Autore: A.Giulio Magliulo