di Saverio Costanzo con Isabella Rossellini, Alba Rohrwacher, Filippo Timi, Maurizio Donadoni
Costanzo sbalordisce soprattutto perché per creare l’atmosfera inquieta si serve delle stesse musiche che usa mago Gennaro D’Auria nei radioracconti. Quando sentite più volte nel film la litania “La-la-la..” vuol dire che ci siamo: “La solitudine dei numeri primi” si tramuta in radioracconto horror, come quelli del veggente napoletano più famoso dell’etere (chiedere a Elio e le storie tese, “Cicciput”, ecc.).
A parte questo prestito musicale, che non sappiamo, davvero, se valutare come infortunio o valore aggiunto, il film non ci annoia. Magari può stancare l’eccesso del cliché autistico però se dire che appassiona è una parola grossa, di certo non si sbadiglia. Costanzo stavolta è meno severo con se stesso. Crede che la storia dei numeri primi divisibili solo per uno e per se stessi sbocci da sè e si stanca di raccontare, lasciando intravedere. Scelte.
E’ una pellicola di montaggio alternato e di dettaglio. Inquadratura vicinissima all’azione, che spia da vicino i protagonisti delicatamente dropout quasi volesse radiografarne l’anima. A volte ci riesce altre meno. Sicuramente i momenti migliori sono quelli del periodo adolescente. L’attrice, Arianna Nastro, nomen omen, sottile come lamina di Domopak con gli occhi grossi e spaventosi merita tanti premi. Invece forse il premio, almeno un David, andrà alla Rohrwacher, che si fa secca secca e addirittura, per volontà del regista, finisce in metamorfosi: un ibrido metà cigno metà salice piangente. E’ una lettura della storia che a leggere parecchi autorevoli commenti sembra prescindere non poco dal libro, che non ho letto (al contrario dei due milioni di lettori che ce l’hanno sul comodino). Ma avendo trattato la sceneggiatuta lo stesso Paolo Giordano possiamo immaginare che grandi disattenzioni non ce ne siano.
Una domanda: ma perché i registi italiani si sono innamorati delle Baccarà? Il duo disco female anni ’70 rallegra sia “Le mine vaganti” di Ozpetek che questo film, mooolto meno propenso alle mirror ball.
Autore: Alessandro Chetta