Il terzetto britannico di Leeds, composto da Doug Adams (basso), Katie Harkin (voce, chitarra) e Nestor Matthews (batteria), è troppo ruspante per esser definito semplicemente brit pop, ma sembra in ogni caso avere due anime: da un lato quella pop, equilibrata, mai leziosa, simboleggiata appunto dalla voce di Katie e dal suo stile canoro prossimo a Cat Power, ma anche a Nina Persson e Dolores O’Riordan, e poi quella rock, in realtà ben preponderante in tutti i brani, costituita da un uso ritmico di chitarra, basso e batteria dall’impatto deciso, veloce ed incessante, cui sporadicamente la tastiera offre variazioni retrò – ‘Keepsakes’ o ‘Somersault’ – che in ogni caso non mutano granchè il corpus decisamente compatto, monolitico, del suono rock chitarristico di questa band.
Questo è il loro album d’esordio – se non contiamo lo ‘Swit Swoo’ EP del 2008, circolato però soltanto in rete, mai stampato – ed i brani sembrano non tanto lontani da certe cose dei Cranberries più rock di ‘Bury the Hatchet’, o di un’outsider sottovalutate del pop rock come Charlotte Hatherley; manca dello spessorein ‘The Golden Spike’, certamente, ma il disco è impeccabile e potrebbe avere qualche chance anche negli Usa, dove gli Sky Larkin hanno del resto inciso, a Seattle, assieme al produttore John Goodmanson, già al lavoro in passato con Sleater-Kinney e Death Cab for Cutie, due band cui del resto la musica degli SL può anche essere accomunata; non solo al rock cantato al femminile delle Sleater-Kinney, ma anche all’emo dei Death Cab for Cutie, malgrado negli SL manchi qualunque eccesso melodrammatico, in canzoni dirette come ‘Fossil, I’ o ‘Octopus’, e contemporaneamente l’impatto rock non raggiunge mai – se non nel caso di ‘Summit’ – l’intensità estrema dei Death Cab for Cutie.
Limite degli Sky Larkin non è nè l’estrema compattezza ed immutabilità del suono che scelgono, che fila via sempre piacevole, o il fatto che la scrittura non eguagli la buona perizia di esecuzione, ma piuttosto una certa ordinarietà pop rock che riguarda al giorno d’oggi tutti i dischi del genere, anche se onesti come questo, contenente almeno 6 belle canzoni, tra le quali vogliamo citare la variegata ‘Somersault’, ‘One of Two’, ma soprattutto la conclusiva ‘Keepsakes’, incredibilmente non utilizzata dal gruppo come singolo, sino ad ora, poichè le sono state preferite ‘Fossil, I’, ‘Molten’, ‘Beeline’ e ‘Antibodies’, delle quali sono in circolazione i relativi videoclip.
Autore: Fausto Turi