Quando è uscito quest’album, su Freakout pubblicammo immediatamente un’intervista ai Breakfast, che potete recuperare qui: www.freakout-online.com/interviste.aspx?idintervista=142
ed ora completiamo il quadro con la recensione di questo che è il loro terzo disco in sette anni di carriera. L’italiano Enrico Decolle (chitarre, tastiere, voce) e l’australiano Maurice Andiloro (computer, tastiere, voce), continuano ad accostare musica dalle atmosfere pop anni 60 con modernità elettronica per la verità impercettibile e suoni ben impastati, e rappresentano una realtà di grande valore, tra brit pop e pop psichedelico liquido e sognante, con la partecipazione del batterista Mauro Kellner e vari sessionman, tutti italiani. Un ruolo importante, nel sofisticare il suono della band, ce l’hanno il theremin ed il piano rhodes, chincaglierie d’epoca che fanno la loro parte. Con la sorprendente decisione di Decolle di autoprodurre l’album, i Breakfast tolgono la polpetta da sotto i denti di qualunque etichetta minimamente oculata, che avrebbe fatto carte false per aggiudicarsi questo ‘Flowers and Spiderwebs’, che per la cronaca contiene 11 canzoni, tutte potenziali singoli di successo, che meriterebbero ognuna un videoclip in rotazione su Mtv ed Allmusic, ed è difficile scegliere qualcno dei titoli come esemplificativo. ‘Flowers and Spiderwebs’ è un disco da avere, soprattutto obbligatorio per chi ama il brit pop di Blur, La’s, Verve, Stone Roses, e per chi ascolta il folk psichedelico solista di Syd Barrett o quello dei californiani Brian Jonestowne Massacre. Badate: è raro che un disco italiano possa competere in valore con le migliori band britanniche, ma i Breakfast ci riescono. Il booklet, all’interno della bella copertina, contiene i testi delle canzoni.
Autore: Fausto Turi